L'argomentazione del Serpieri sarebbe certamente inoppugnabile, se io avessi dimenticato di interpretare le sue previsioni alla luce di tutto l'articolo, ma non ha valore di sorta contro la mia obiezione, tendente a dimostrare che l'esempio addotto era appunto in con- traddizione con il resto dell'articolo. Il Serpieri affer- mava che la scienza economica permette di prevedere, «sia pur senza precisione quantitativa», in qual senso avvengano le modificazioni simultanee nella produzione e distribuzione del reddito sociale, ed esemplificava, poi, nel caso di un dazio doganale che innalzi il prezzo di una merce: a me pareva giustificatissdmo rispondere che la teoria economica, ut sic, tali previsioni non con- sente; quantunque con ciò, naturalmente, non intendessi affermare l'impossibilità di ogni previsione concreta, chè anzi o la previsione è previsione del concreto o non è previsione affatto, non essendo possibile dare un qualsiasi senso al concetto di previsione astratta. Inten- devo invece dire che quelle previsioni non erano auto- rizzate dalla teoria economica, se non in quanto questa l'osse considerata in funzione della realtà storica con- creta: in questo senso, concreta diventa la previsione, perchè concreta sostanzialmente diventa la scienza. Comunque, abbandoniamo pure l'esempio del dazio doganale e consideriamo invece più attentamente la presunta critica al socialismo, nella quale il Serpieri1 ama insistere. «Meno ancora», egli dice, «comprendo come Ugo Spirito giudichi una più grave mia caduta nel tradizionale dogmatismo liberista il fatto che io ripeto la vecchia critica paretiana al comunismo o al socia- lismo. In realtà essa mi appare anche oggi validis- sima». La teoria economica, secondo il Serpieri, di- mostrerebbe che, supposte realizzate le condizioni del-