â 195 â perfetta concorrenza â attui esso stesso, per mezzo dei suoi funzio- nari, la produzione. à anche pensabile che esso riesca a distribuire i servigi produttori fra i vari rami di produzione in quello stesso modo nel quale risultano distribuiti in un sistema di imprese private in perfetta concorrenza, e attui nel medesimo modo la produzione, talché, con le medesime quantità di servigi produttori, le aziende di Stato ottengano le stesse quantità dei singoli prodotti. La produzione sarebbe allora la medesima, quantitativamente e qualitativamente, come in un sistema privato in perfetta concorrenza ; i prodotti ottenuti potrebbero però essere distribuiti, fra i vari membri della collettività , anche in un modo diverso da quello proprio di detto sistema. Se non che, la esperienza di tutti i tempi e di tutti i luoghi fa ritenere che l'immane compito affidato ai funzionari dello Stato por- terebbe a ottenere, con le medesime quantità di servigi produttori, non le medesime, ma assai minori quantità dei singoli prodotti. Può anche essere che la diversa distribuzione attuata dallo Stato rispon- desse meglio a certi ideali di giustizia; ma i prodotti da distribuire sarebbero con ogni probabilità in quantità minore; essi non raggiun- gerebbero quel massimo valore, espresso nella merce - moneta, quel massimo reddito monetario, che â come scrissi â se non è il solo fine da raggiungere, è pur sempre fine di gran peso e comunque non trascurabile. A me tutto ciò appare abbastanza chiaro, né ho compreso le ob- biezioni del mio critico. A me sembra che quel ragionamento pare- tiano resti un valido argomento in favore di una produzione attuata non dallo Stato, ma da imprese private, pur dovendo lo Stato, anche in questo secondo caso, non lasciar fare, secondo il liberismo dogma- tico, ma intervenire, nel senso di assicurare, nel miglior modo possi- bile, la realizzazione di quelle condizioni che gli economisti chiamano di perfetta concorrenza. Non credo di avere, nel mio articolo, « opposto la scienza alla vita ». Esso anzi muove dal contrario presupposto, e mira al contrario fine, di far servire la scienza alla vita. Il fine può non essere stato bene raggiunto, ma era quello. Il problema assillante è di determinare come la scienza possa ser- vire alla vita. In tutto quanto ha scritto in proposito Ugo Spirito, io non riesco a vedere chiaramente, ripeto, se non questo: la scienza