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perfetta concorrenza — attui esso stesso, per mezzo dei suoi funzio-
nari, la produzione. È anche pensabile che esso riesca a distribuire i
servigi produttori fra i vari rami di produzione in quello stesso modo
nel quale risultano distribuiti in un sistema di imprese private in
perfetta concorrenza, e attui nel medesimo modo la produzione, talché,
con le medesime quantità di servigi produttori, le aziende di Stato
ottengano le stesse quantità dei singoli prodotti. La produzione sarebbe
allora la medesima, quantitativamente e qualitativamente, come in un
sistema privato in perfetta concorrenza ; i prodotti ottenuti potrebbero
però essere distribuiti, fra i vari membri della collettività, anche in
un modo diverso da quello proprio di detto sistema.
Se non che, la esperienza di tutti i tempi e di tutti i luoghi fa
ritenere che l'immane compito affidato ai funzionari dello Stato por-
terebbe a ottenere, con le medesime quantità di servigi produttori,
non le medesime, ma assai minori quantità dei singoli prodotti. Può
anche essere che la diversa distribuzione attuata dallo Stato rispon-
desse meglio a certi ideali di giustizia; ma i prodotti da distribuire
sarebbero con ogni probabilità in quantità minore; essi non raggiun-
gerebbero quel massimo valore, espresso nella merce - moneta, quel
massimo reddito monetario, che — come scrissi — se non è il solo
fine da raggiungere, è pur sempre fine di gran peso e comunque non
trascurabile.
A me tutto ciò appare abbastanza chiaro, né ho compreso le ob-
biezioni del mio critico. A me sembra che quel ragionamento pare-
tiano resti un valido argomento in favore di una produzione attuata
non dallo Stato, ma da imprese private, pur dovendo lo Stato, anche
in questo secondo caso, non lasciar fare, secondo il liberismo dogma-
tico, ma intervenire, nel senso di assicurare, nel miglior modo possi-
bile, la realizzazione di quelle condizioni che gli economisti chiamano
di perfetta concorrenza.
Non credo di avere, nel mio articolo, « opposto la scienza alla vita ».
Esso anzi muove dal contrario presupposto, e mira al contrario fine,
di far servire la scienza alla vita. Il fine può non essere stato bene
raggiunto, ma era quello.
Il problema assillante è di determinare come la scienza possa ser-
vire alla vita. In tutto quanto ha scritto in proposito Ugo Spirito,
io non riesco a vedere chiaramente, ripeto, se non questo: la scienza