la classificazione e la (t distribuzione » del reddito	289
reddito possa possedere in grado maggiore o minore, ma come la dosigna-
zione di tutto il reddito derivato da un qualche possesso, materiale o imma-
teriale. Nei suoi esempi la si raffigura come spodestatrice del « profitto »
(meno i guadagni di gestione) soltanto là dove il reddito, derivante dal
possesso, è al di sopra o al di sotto di un importo considerato pari al
profitto normale dell'investimento. Se «una richiesta di carattere eccezio-
nale di una certa specie di tessuto » fa sì che « lo speciale macchinario
richiesto » «produca temporaneamente un reddito » superiore a quello che
sarebbe il rendimento normale del capitale erogato per la costruzione, tale
reddito — nella sua integrità, non l'eccedenza sua sul reddito normale _
è « un'alta quasi rendita ». Se, d'altra parte, un'inattesa discesa della
richiesta fa sì che il macchinario renda temporaneamente un reddito infe-
riore a quello che sarebbe un rendimento normale delle somme investite
nella costruzione di tale macchinario, l'intiero reddito è una tenue quasi
rendita. «In questo caso la quasi rendita non sarà maggiore, ma minore'
dei profitti normab dell'investimento originario » (la ed., pagg. 499-500).
Non so di alcun esempio, in cui Marsfiall applichi il termine a un reddito
che non è nè superiore uè inferiore dei profitti normab ma coincide con essi,
ma in ciò non vi è nulla di sorprendente; in tal caso egb considera priva di
importanza la concezione delle quasi rendite. E il caso appare ampiamente
previsto dalla ben precisa affermazione, che segue immediatamente gli
esempi or ora citati: «In ogni caso il reddito netto derivato dall'investi-
mento di capitale, quando questo investimento è stato fatto in passato
è una quasi rendita ».
Se comunque restano dei dubbi circa l'intenzione da parte di Marshall
di comprendere già nella prima edizione tra le quasi rendite tutti i
redditi derivati dal possesso di beni che non siano la terra, tali dubbi
dovrebbero essere ebminati dalla frase con cui si inizia la nota 2 della
pag. 723:
«È già stata richiamata l'attenzione sul fatto che quando il termine
» capitale » è usato in senso lato onde comprendere con esso tutta la ric-
chezza accumulata, il complessivo « interesse » del capitale (o più esatta-
mente la sua quasi rendita, vedi l'ultima nota) deve essere usato in senso
altrettanto ampio onde includere l'«uso » [usance] di tutta la ricchezza
accumulata ».
Infine, nella quinta edizione (1907), la quasi rendita si introdusse nel
capitolo intitolato «Reddito. Capitale» (libro II, cap. IV) ed è ivi chia-
rita in modo tale da non lasciar alcun dubbio circa il significato che Mar-
shall intendeva attribuirle.
«Quando una data cosa quale si sia, come una casa, un piano o una
macchina da scrivere viene data in affitto, il pagamento che si eseguisce
per averne l'uso viene spesso chiamato rendita. Gli economisti possono
seguire questa pratica senza inconvenienti quando considerano il reddito dal
punto di vista del singolo commerciante. Ma, come sarà ora spiegato, nel
19 — Collana Economisti, I.