redditi derivanti dal lavoro -. il loro livello generale
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« Accade di rado che la persona che coltiva il terreno abbia di che man-
tenere sè stessa fino all'epoca del raccolto. Il suo mantenimento le sarà
generalmente anticipato dallo stock del padrone, l'agricoltore che la impiega,
il quale non avrebbe interesse ad impiegarla se non potesse avere una
quota del prodotto del suo lavoro o senza che il suo stock potesse essergli
reintegrato con in più un profitto. Tale profitto costituisce una seconda
detrazione dal prodotto del lavoro impiegato nella terra.
« Il prodotto di quasi tutto l'altro lavoro è soggetto all'analoga detra-
zione del profitto. In tutte le arti e manifatture gli operai, nella loro grande
maggioranza, hanno bisogno di un padrone, che anticipi loro il materiale
del loro lavoro, i loro salari e mantenimento fino a che il lavoro sia giunto
a compimento. Questi consegue una quota del prodotto del loro lavoro, o
del valore che questo aggiunge ai materiali elaborati:'in tale quota consiste
il suo profitto » (voi. I, pag. 67).
Esegiúte che furono tali detrazioni, ritiene Smith, i salari vennero a
dipendere da un contratto tra «padroni » e « operai », in cui, «in tutti i casi
ordinari», i padroni «godono del vantaggio» di potere «costringere» gh
uomini a « consentire alle condizioni da loro poste ». Il vantaggio dei padroni
deriva dalla capacità da parte loro di coalizzarsi più facilmente e senza
ostacoli di carattere legislativo e dall'essere il loro bisogno di operai non
così urgente come è il bisogno di salari degli operai. Al quesito del lettore:
« Perchè allora i padroni non riducono i salari indefinitamente 1 » Smith
risponde con la vecchia teoria della sussistenza, dicendo che vi è
«un certo saggio, al di sotto del quale sembra impossibile si possano
ridurre per un considerevole periodo di tempo gh ordinari salari anche delle
specie infime di lavoro.
« Un uomo deve sempre poter vivere col proprio lavoro e il suo salario
deve essere almeno sufficiente a mantenerlo. Nel maggior numero dei casi
deve essere alquanto più elevato: diversamente sarebbe impossibile per
lui formare una famiglia e la razza di tali operai non durerebbe al di là della
prima generazione» (voi. I, pag. 69).
Egli non indaga in qual modo il fatto che i lavoratori si estinguerebbero
se non ottenessero abbastanza da mantenere una famiglia distolga i padroni
dal valersi tanto del vantaggio di cui godono nel contrattare da portare i
salari al di sotto di tale livello. Non può essere l'interesse del singolo
padrone a distoglierlo dal valersi nella misura massima possibile dei van-
taggio che gode, dato che egli non ha da far assegnamento sui figli dei
propri operai, ma può reclutare altrove i propri operai. È forse la coali-
zione dei padroni, che tiene conto dell'offerta futura degli operai e decide
«Non dobbiamo opprimere troppo gli operai: se no, da dove potranno i
nostri figli ricavare la forza-lavoro loro occorrente % ».
Anche attorno ad un altro quesito .assai importante non è data alcuna
dilucidazione. Se i padroni, in virtù del vantaggio di cui godono nel con-
trattare, sono in grado di abbassare i salari dall'intiero prodotto al livello