226 FRA POLITICA ED ECONOiIL\ RURALE. caratteii specifici, delle sue esigenze, delle sue connessioni con la vita della Società e dello Stato. Siamo noi stessi â noi rurali â che dobbiamo sapere far questo : non possiamo sperare che altri lo faccia in nostra vece. Quella civiltà dell'Europa che chiamiamo capitalistica, la quale sviluppatasi attraverso il XIX secolo, attinse nel XX, fino alla guerra, i suoi fastigi ; che, valicando l'Oceano, parve voler plasmarsi in forme ancor più pure (o impure) di supercapitalismo ; sulla cui sorte meditano oggi dubbiosi gli uomini joensosi dell'avvenire ; questa civiltà che ha sfrenato tutte le forze e cupidigie individuali, credendo (o illudendosi di credere, poiché in realtà fu una civiltà senza fede) che da questa esasperata attività e concorrenza di tutti contro tutti dovesse nascere per generazione spontanea l'equilibrio più confacente al bene comune ; questa civiltà che ha subordinato al benessere economico ogni altro valore umano ; ha, in sostanza, posto nell'ombra o ignorato la vita rurale, in tutto quanto essa ha di specificamente suo proprio : i suoi costumi, le sue tradizioni, le sue consuetudini, i suoi ritmi, le sue armonie, intonate alle armonie ed ai ritmi solenni della natura. Per la civiltà capitalistica l'agricoltura è diventata semplicemente uno dei mille e mille rami in cui si specifica la produzione economica, la cui esistenza, il cui progresso o decadenza, doveva essere solo dettato da calcoli capitalistici di tornaconto individuale. E parve allora cosa naturale che l'agricoltura â¢â la produzione dello stesso pane quotidiano -â potesse anche essere lasciata a remote terre nuove, ancor vergini, atte, con piccolo sforzo, a una produzione quasi spontanea ; e che la civilissima Europa, alimentata da quelle, si specializzasse piuttosto nelle più raffinate produzioni industriali, che consentivano una vita urbana più larga di comodità , di agi, di godimenti. E tutti gli ordinamenti sociali, e lo stesso processo di formazione della classe dirigente, e le stesse più alte espressioni dello spirito umano, tutto fu orientato e diretto verso la vita cittadina. Nè certo negheremo che tale orientamento abbia consentito nell'ultimo secolo alla popolazione europea rapidamente crescente un mirabile incremento nella disponibilità di beni materiali. Ma non sembra che altrettanto se ne siano giovati i valori fondamentali della nostra civiltà â valori che sono sempre spirituali â se, ora è poco, la Reale Accademia d'Italia ha creduto di dovere invi-