La vita mento di novità e la capacità di sopravvivere attraverso tutte le difficoltà materiali della vita. La cosa più sorprendente in lui è però la compenetrazione con il suo mestiere, una sorta di identificazione con i suoi strumenti e se considera che quegli strumenti rappresentano un profondo mistero, comprenderà perché intorno a lui si siano concentrati i compositori più interessanti non solo di Mosca ma anche di altre città. Quando ha fondato il suo gruppo? Non ricordo. Quindici anni fa o forse prima. Mi pare che al momento in cui scrissi l'opera di cui Lei parlava prima il gruppo non esistesse ancora. L'opera infatti era dedicata a lui e a un pianista. Questo interesse per gli strumenti a percussione è precedente all'incontro con Pekarskij? La prima opera che prevedeva l'impiego delle percussioni, un lavoro per contrabbasso, archi e percussioni, l'avevo scritta nel 1965. Penso che dopo aver ascoltato quel lavoro Pekarskij si sia incuriosito - Le ho già detto che era informato di tutte le novità - perché venne a trovarmi subito dopo. Nel 1972 però aveva già cominciato la sua collezione si strumenti. Ricordo benissimo l'impressione che mi fece scoprire quella collezione. Andai a trovarlo; lui abitava in un piccolissimo appartamento tutto pieno dei suoi strumenti ed è proprio per tutti quei bellissimi strumenti che ho scritto la mia partitura. Il percussionista Mark Pekarskij, il violoncellista Ivan Monigetti, il violinista Gidon Fremer, la violoncellista Natal'ja Gutman, il fisarmonicista Fridrich Lips, il fagottista Popov... potrei continuare a lungo nello stendere l'elenco dei Suoi interpreti prediletti. Mi piacerebbe parlare a lungo di loro perché sono tra gli amici più cari, tra i collaboratori più fidati. Mi sembra che nel nostro tempo, in particolare fra gli anni Sessanta e Ottanta, l'influenza esercitata dagli interpreti sia stata di importanza capitale. Valerij Popov, Marc Pekarskij e gli altri hanno aperto all'esperienza del compositore orizzonti completamente nuovi. A proposito del fagottista Popov: ho notato nelle Sue partiture l'uso che Lei assegna al fagotto di "suoni multipli ". Da noi in Italia musicisti come Sergio Penazzi e Bruno Bartolozzi hanno elaborato e teorizzato la tecnica dei "suoni multipli " con gli strumenti a fiato. Non so se esistano dei rapporti fra le loro esperienze e quelle condotte qui in Unione Sovietica dal fagottista Popov e da altri strumentisti. Non lo so, ma mi sembra in ogni caso straordinario che musicisti e interpreti procedessero in quel periodo nella stessa direzione. Quegli anni 47