Il teatro musicale
L'atteggiamento religioso dei personaggi
Cadmo - Vecchio, è caduto in preda ai terrori della superstizione. Amare esperienze gli hanno insegnato che gli dei non sono soltanto potenti, ma si contendono gelosamente gli omaggi degli uomini. E difficile perciò riverirne uno od obbedire ai suoi comandi senza offenderne un altro; e l'offesa, anche se non è intenzionale, reca sempre sventura. Cadmo è incapace di stabilire da solo se Dioniso sia un dio o no, si che il diffondersi del suo culto è per lui una nuova fonte di timori. Se Dioniso è divino e lui, come re di Tebe, si rifiuta di sancirne ufficialmente il culto, la vendetta divina piomberà sulla città. Se invece Dioniso è solo un comune mortale, riconoscere il suo culto significherà oltraggiare gli dei esistenti. Piuttosto che prendere una decisione, Cadmo ha abdicato lasciando a Penteo la responsabilità della scelta.
Tiresia - Vecchio vanitoso, stupido e impotente, nel quale la paura della morte si traduce nel tentativo di stare al passo coi giovani. E un entusiasta del culto di Dioniso semplicemente perché si tratta dell'ultima novità in fatto di moda religiosa.
Agave - Ha perduto ogni fede nel politeismo tradizionale ne] quale è stata allevata, e all'inizio dell'opera non crede in nulla. E sola e infelice, e lo nasconde dietro una maschera di cinico sarcasmo, benché abbia in realtà indole appassionata. Ragione evidente della sua depressione è la vedovanza precoce; d'altra parte non c'è uomo del suo rango che abbia i titoli per diventare il suo secondo marito, e troppi scrupoli la trattengono dal prendersi un amante non degno del suo rispetto. Trova fisicamente attraente il Capitano della Guardia Reale, ma non si sognerebbe mai di intrecciare una relazione con lui.
Tuttavia nella sua insoddisfazione c'è assai più che una frustrazione sessuale. Pur non rendendosene conto del tutto, Agave cerca disperatamente una fede che dia un senso e uno scopo alla sua vita.
Penteo - Volendo, si può supporre che abbia visitato la Ionia e studiato presso uno di quei filosofi. Ha comunque abbandonato il politeismo, religione i cui dei hanno tutte le passioni e i vizi dei mortali. Il dio nel quale ha finito per credere è uno, universale, il Bene, raggiungibile per mezzo della ragione umana, mentre fonte dell'umana cecità e degli errori sono le passioni della carne. Penteo sa che, se dicesse al popolo di Tebe in che cosa egli crede in realtà, verrebbe tacciato come blasfemo e ateo; perciò deve lasciare il popolo ai suoi culti tradizionali, nella speranza di purificarli gradualmente. Ma con questo nuovo culto di Dioniso, che gli sembra la delibera-
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