Le opere e con esso una fugace apparenza dell’attesa. Ma gli è estranea la ricerca dell’inascoltato, l’ansia per il gesto che proietta al di là dei confini consueti: Ligeti non appare nemmeno sfiorato dalle epifanie del negativo care alla religiosità di uno Schnebel. Fatalmente, e forse a ragione di questa ritrovata aderenza alla liturgia, la musica si concede più franchi ritorni al passato, più scoperti cedimenti ad attrazioni tonali. All’attacco di soprani e contralti, l’insieme delle voci si dispone cosi secondo il già ricordato accordo preferenziale, che risuonando ora sulle note sol - si bem. - do funge da settima di dominante della tonalità centrale di fa (ribadita peraltro dal lungo pedale dei bassi che si ascolta verso il termine di questa sezione centrale). Tale configurazione permane inoltre come una sorta di sustrato armonico per tutto il passo, dal momento che le stesse tre note vengono ciclicamente scambiate dai contralti fino a batt. 79. Simultaneamente i soprani svolgono una loro trama contrappuntistica su una melodia di dieci note dalla chiara impronta tonale, potendosi configurare come una transizione tonica-dominante nel tono di sol maggiore, attraverso quella che può forse interpretarsi come una fugace modulazione a mi bem. maggiore. L’assottigliarsi della trama vocale sulla fissità di una singola nota (esito già prima incontrato) segna il termine dell’itinerario contrappuntistico su un mi a lungo tenuto. Anche per questo secondo momento di raccordo, è una breve sequenza isoritmica dei bassi sul vocativo «Domine» che conduce al canone conclusivo. La curva ancor più rattrappita del disegno di base, modellato in prevalenza su intervalli di seconda e costantemente stagnante nel registro grave, dà alla sillabazione dei contralti il senso di un’afona e luttuosa lamentazione: Es. 3 et lux Contralti ^ ^ ^ ^ ^ ^ \>w W | = per - pe - tu - a lux per - pe - tu - a lu - ce - at 4 lw \>-+ ^ ^ H* #ir jl^ e - is lu - ce - at e - is ^ ^ ^ ^ ^ lu - ce - at lu - ce - 127