Ligeti visi coni d ombra che calavano su quelle prodigiose trasparenze. In uno di quest: coni d’ombra si celava proprio il rapporto con la tradizione e Harald Kaufmann fu uno dei primi ad illuminarci sul carattere di requiem occulto di Atmosphères e Ligeti stesso non esitò a definire Volumina una specie di Passacaglia. La tradizione era stata per anni una barriera invalicabile; il contenitore oltre il quale si sviluppava il nuovo ignoto e irraggiungibile, favoleggiato nelle proprie utopie. Tale era stato per anni il destino di Ligeti; poi una svolta alquanto brusca aveva rovesciato 1 termini. Lo sviluppo improvviso del nuovo aveva assorbito e compresso al proprio interno l’antico. Una musica quasi senza tempo aveva risucchiato nella propria apparente immobilità la nozione tradizionale del tempo; un brulicare folto ed indistinguibile aveva fagocitato la figura. Eppure da quel tremolio, da quei bagliori intermittenti continuava a sprigionarsi attraverso misteriosi segnali una presenza assente. Questo gioco di contrappassi non era un esercizio dialettico ma una vera e propria drammaturgia carica di una inaudita energia implosiva. Apparitions, Atmosphères e Volumina costituiscono il trittico fondamentale dì questa drammaturgia latente, la fase più altamente implosiva di questo periodo creativo. Le opere successive, pur con alterne vicen-de, vanno considerate fasi ulteriori di questo processo, fasi ulteriori nel senso che costituiscono le tappe del progressivo liberarsi di quell energia inesplosa. Se Atmosphères rappresentava nel 1961 un requiem occulto, il 1965 ci offrirà un requiem esplicito, completato poco dopo da Lux aeterna. Nel 1962 commentando Volumina Ligeti scrive: «Ne risulta una forma per cosi dire vuota; sorgono figure senza volto, come se ne vedono nei dipinti di De Chirico, poderose ampiezze e lontananze, un architettura consistente nella sola struttura, senza un edificio tangibile. Della tradizione organistica non restano che severità ed imponenza. Tutto il resto sparisce nei vasti spazi vuoti, nei Volumina della forma musicale». Figure senza volto, occhi chiusi, ampiezze e lontananze dove il tempo e lo spazio hanno diverse funzioni, strutture non incarnate, progetti non realizzati che vivono empiricamente come autentici fantasmi del pensiero ed al tempo stesso connotazioni caratteriali precise come la severità e 1 imponenza. Che cosa vive d’altronde nella «Inumazione del conte di Orgaz» oltre alla severità e all’imponenza? Ligeti racconta del suo passatempo infantile consistente nel disegnare piante precisissime di città inesistenti; le utopie non realizzate, consegnate a progetti minuziosi stesi sulla carta - si vedano al riguardo taluni progetti mai realizzati di Adolf Loos — rivelano una concezione sintetica della realtà nella quale gli elementi costituenti posso- 16