Nono seconda nelle voci maschili. A batt. 34 il testo si triplica: bassi e contralti si dividono la prima lirica “Antica per sangue / Raccolto negli occhi” e “Giovane, come un frutto” (si sta parlando della parola “terra”), i tenori cantano “Che sgorgherà dal fondo” della seconda lirica (è sempre sottesa la parola “terra”). In questo caso, le tre voci celebrano tutte insieme, con diverse metafore, la terra in cui si cela, col consueto agromorfismo pavesia-no, la donna. E ovviamente la celebrano di più. Talora si realizzano curiosi innesti: “Tu tremi nell’estate” (seconda lirica) e “Tu vivi e rivivi” (prima): versi perfettamente intercambiabili e quindi sovrapponibili, sempre con arricchimento di messaggio. Ancora. L’innesto della prima sulla seconda si fa emblematico in un luogo in cui entrambe insistono sulla “parola” (batt. 29-34): “Nulla se non la parola” e “Dura e dolcissima parola”. Nono scompone il testo assommato nei timbri, ma sincrónicamente: omofoni a coppie i soprani pronunciano “dolcissima”, i bassi “dura” e i contralti, sempre omofoni a coppie, “parola” (curiosamente, l’intervallo di seconda minore tra il soprano primo e quarto, con analogo impiego metrico, è proprio quello che apre Dolcissima mia vita di Gesualdo). I tre messaggi, ma soprattutto l’antitesi di dura e dolcissima, che la poesia non poteva che presentare in successione, qui suonano simultanei, raggiungendo un peso ben altrimenti pregnante della comunicazione. Naturalmente, non è solo questione di testo semplice o doppio o triplo, per quanto la duplicazione possa far pensare a un recupero, sul piano dei contenuti, della duplicazione marciana dei cori (come avverrà nettamente in Sarà dolce tacere). Di fatto, ogni volta che il testo si duplica o si triplica (batt. 4-8, 27-30, 34-40) 1’ uso della vocalità cambia. “Tu vieni dal mare / Dal verde riarso” ha una frase aguzza, frantumata in otto voci femminili che mescolano “mare” con “verde”, “verde” con “arso” approfittando delle liquide comuni (e la spigolosità rinnova il clima dell’inizio “Terra rossa, terra nera”); la seconda (“Tu sei come una terra / Che nessuno ha mai detto”) è piu contemplativa, si direbbe paesaggistica. Analogamente, batt. 34, “Giovane, come un frutto” si distende pacifica sul divisionismo di “Che sgorgherà dal fondo”. La spinta che il testo promuove è inequivoca sempre, e determina l’atteggiamento lirico, le scelte di materiale, perfino i madrigalismi di Nono. I materiali usati sono sempre pochissimi: le scelte di Nono sono molto austere. Gli intervalli prediletti, le seconde (maggiori e minori), le quarte, le quinte, le settime determinano le altezze. Molto amati, anche, l’unisono e l’ottava (e quanto disturbarono, questi intervalli; erano capitolazioni, rese senza alternativa). Perfettamente indifferente agli appelli, Nono usava espressivamente l’unisono quando il testo richiedeva particolare delicatezza di tratto. In “Ha venido” (batt. 8), le sei voci, in ppp, pronunciano omofonicamente, sul medesimo intervallo Si bem. - Mi bem., le due sillabe di “Nadie”; oppure (batt. 97-109) troviamo unisoni a bocca chiusa (ma anche appena aperta), o unisoni a tre (“Que todo”) o a due. Questa pagina di Machado offre occasioni molteplici per la gentilezza d’animo. Ma anche quelle per opposti raggiungimenti. Interessante è l’inizio. L’opera comincia a coppie, ogni coppia all’unisono. Sulla i di “Prima- 122