Le opere Come ha osservato Jurg Stenzl 31, molti anni prima che i compositori della svolta postseriale riconoscessero nel parametro un feticcio del pensiero musicale Nono aveva costruito gerarchie tra le dimensioni sonore, ordinandole secondo rapporti di priorità e criteri di psicologia dell’ascolto. In effetti si può evitare la statica e l’entropia - cioè l’insensatezza musicale - solo se si plasma il tessuto con episodi riconoscibili all’ascolto e ciò è possibile solo con un trattamento disuguale dei parametri. E vero che Nono segna — come è consueto nella prassi seriale - presso ogni nota i gradi di intensità, però non li distribuisce statisticamente. Egli crea piuttosto delle parabole dinamiche che sono direttamente proporzionali alla velocità di esecuzione: le parti più rapide (batt. 1-18 e, simmetricamente, batt. 100-109, ma anche batt. 28-31) corrispondono a zone di dinamica maggiore. In parti più profilate si può rilevare un ordinamento pluriparametrico in cui intensità, densità, durata e ambito sono interconnessi tramite legami proporzionali. Ad esempio il passaggio tra le sezioni A e B (batt. 40-52) è caratterizzato da una dinamica molto contenuta, da suoni lunghi, da una densità ridotta (non più di tre suoni simultaneamente) e da registri acuti 32. Nel dibattito critico seguito alla prima esecuzione Claude Rostand individuò in Incontri un’opera chiave nell’evoluzione dello stile di Nono: «Qui si impone un dinamismo, una qualità vitale che era assente nelle opere precedenti» 33. Questo stesso dinamismo contraddistingue Varianti. Musica per violino solo, archi e legni, eseguita per la prima volta al Festival di Donaueschingen del 1957. Come risulta dalla lettera a Steinecke del 21 marzo 1957, quest’opera era stata inizialmente concepita come un brano per violino solo destinato a Rudolph Kolisch. Malgrado l’aggiunta dell’organico strumentale Varianti non è diventato un concerto per violino in senso tradizionale: gli archi vengono trattati in maniera prevalentemente solistica e soprattutto manca quel dialogo/combattimento tra solista e orchestra che è la quintessenza del concerto classico. I tre flauti e i tre clarinetti fungono da elemento timbrico, completando e ampliando la sonorità degli archi (soprattutto il flautato), cosicché Varianti dovrebbe essere piuttosto annoverata nel genere “musica per archi” di provenienza bartókiana. Anche qui si ritrova la forma speculare: l’opera è suddivisa in quattro parti di cui la terza (batt. 155-234) è il retrogrado della prima (batt. 1-80), mentre la quarta (batt. 235-308) è il retrogrado della seconda (batt. 81-154). La prima parte si apre con 14 battute introduttive degli archi che rappresentano un processo di rarefazione del tessuto da un massimo grado di ampiezza e densità a un punto zero. Queste prime battute sono ripartite in gruppi di 5-4-3-2-1; nel primo gruppo (5 battute) abbiamo attacchi di 5, 4, 3 o 2 strumenti per nota, nel secondo gruppo 4, 3, 2, nel terzo 3 e 2, nel quarto vengono suonate solo due note per volta. Battuta 15 rappresenta il livello minimo: l’orchestra tace, il violino inizia. In queste prime battute Nono utilizza accorgimenti che non corrispondono più a una logica esclusiva-mente seriale, ma sono indizi dell’orientamento verso la composizione del suono in tutti i suoi aspetti. Egli fa eseguire una stessa nota da piu strumenti i cui attacchi non coincidono ma, tramite la preposizione di pause di diverso valore, risultano leggermente ritardati l’uno dall’altro. Inoltre gli 91