Le opere riduzione di tutte le voci all’unisono, alla consonanza o alla triade. Anche per quest’ultima peculiarità il Concerto risulta assai vicino alla pratica del canto liturgico ortodosso. Nel complesso, la tavolozza sonora è composta da semplici intonazioni diatoniche che, unendosi, si intrecciano in un più complesso tessuto dissonante a volte aspro (soprattutto nel terzo movimento). Nel quarto movimento, postfazione e coda del Concerto, la sonorità si fa più limpida ed emergono in primo piano colori nitidi, che nei movimenti precedenti apparivano soltanto nelle “oasi”. Il successivo lavoro di musica corale, ètichi pokajannye (Canti penitenziali), fu composto da Schnittke in occasione dei festeggiamenti per il millenario del battesimo della Rus’. Inizialmente, come ricorda il compositore, l’intenzione era stata di comporre, su commissione del metropolita Piti-rim (uno dei massimi esponenti della chiesa russo-ortodossa), una musica per organo destinata alla liturgia ecclesiastica. Tuttavia, dopo aver riflettuto, Schnittke rinunciò a tale idea, rifiutando altresì la richiesta ufficiale di comporre un’opera per il millenario del cristianesimo in Russia. Egli decise sì di scrivere un lavoro dedicato all’importante ricorrenza, ma personale, non legato direttamente al culto divino. Nei Canti penitenziali, Schnittke cerca di rispettare la capacità espressiva di ogni singolo momento, dove è piuttosto l’anima del testo a determinare la musica. Sono soprattutto i canti meno dogmatici e quelli profani ad attrarre il compositore, come pure la possibilità di scrivere una partitura senza seguire direttamente i canoni della scrittura corale ortodossa. Effettivamente, la musica dei Canti penitenziali si distingue per una grande libertà di impostazione; le voci ora raggiungono l’unisono, riunendosi nella salmodia, ora si dipartono in un vasto spazio sonoro, senza cercare affatto di conseguire quella benefica armonia consonante che troviamo invece nel Concerto per coro misto. Schnittke ha ricavato il testo dei Canti penitenziali dalla raccolta Pam-jatniki literatury Drevnej Rusi. Vtoraja poiovina XVI veka (Monumenti letterari dell’antica Rus’. Seconda metà del XVI secolo), utilizzandone integralmente le undici strofe che, verso dopo verso, vengono lette e cantate secondo la tradizione religiosa russa. I Canti penitenziali, forma singolare di poesia liturgica, nacquero all’epoca di Ivan il Terribile. Essi non rientravano nel servizio liturgico vero e proprio ed erano pertanto chiamati “servili” o “aggiunti”, vale a dire supplementari. I Canti penitenziali non venivano declamati ma cantati da otto voci diverse e il loro testo manoscritto era solitamente accompagnato dalla notazione neumática. Sul finire del XV secolo i Canti penitenziali venivano per lo più cantati nei monasteri e soltanto più tardi si trasformarono in una lettura per così dire privata che includeva le preghiere della Quaresima. A differenza delle altre opere corali di Schnittke (e in particolar modo del suo Concerto per coro misto), i Canti penitenziali spiccano per particolare ascetismo e durezza di intonazione. Il compositore, senza rivolgersi direttamente alle melodie religiose, riesce a creare l’atmosfera di penitenza in una preghiera esaltata e inesorabile che non lascia spazio ad alcunché 175