Schnittke
trambe a germinare nelle opere eclettiche degli anni Settanta e Ottanta). «Si trattava certamente di un aperto eclettismo — afferma Schnittke ricordando la sua prima opera — di un mescolamento di stili. Eppure, proprio per tali caratteristiche Undicesimo comandamento resta per me un lavoro interessante, come un esperimento sfortunato ma in ogni caso di grande utilità». La musica dell’opera (circa due ore di esecuzione) rimase sullo spartito, in quanto Schnittke non intraprese mai la redazione definitiva della partitura. A tale proposito nel corso di un’intervista egli disse: «Nell’idea originaria doveva trattarsi di uno spettacolo di sintesi, che avrebbe riunito i tratti dell’opera lirica, del balletto e della pantomima, uno spettacolo con i diversi elementi della tecnica scenica, compresi il cinema, la radio e la stereofonia. In un’opera del genere la musica non poteva esistere al di fuori di un preciso legame con la soluzione scenica, il carattere sperimentale di quanto ideato richiedeva una verifica sulla scena, lo spettacolo doveva nascere quasi passo a passo in una comune ricerca con gli attori e lo scenografo. Purtroppo tutto ciò non si è realizzato ed è per questo che il lavoro è rimasto limitato allo spartito e alla prima versione del libretto»8.
   Tra i lavori composti da Schnittke nei suoi primi anni di attività vi è ancora un’opera di ampio respiro che vale la pena menzionare: Pesni voj-ny i mira (Canti di guerra e di pace). Si trattò della prima creazione ufficialmente commissionata a Schnittke e del primo lavoro pubblicato (in realtà fu pubblicato lo spartito ma non la partitura completa). Il compositore si rivolse per la prima volta a un materiale “estraneo”, procedimento caratteristico dei lavori a venire.
   La partitura infatti riporta: «Alla base della cantata vi sono moderni canti popolari russi». Il ministero della cultura, commissionando l’opera, aveva posto come condizione l’impiego di materiale tratto dal patrimonio folcloristico, pensando forse in tal modo di dirottare un compositore “di sinistra” nel tradizionale alveo delle rielaborazioni di tipo peseudo-popolare (negli anni Sessanta e Settanta composizioni del genere venivano create ed eseguite a centinaia e, trasmesse quotidianamente alla radio, costituivano una parte del “lavoro ideologico” del partito comunista).
   La cantata in quattro parti di Alfred Schnittke rappresenta un lavoro di tutt’altro genere. Da un punto di vista strutturale essa è formata da due metà (la prima e la seconda parte, come pure la terza e la quarta, si susseguono senza interruzione). Le parti dispari, più lente e meditative, rappresentano, per così dire, un prologo alle parti pari, più vivaci e di maggior azione. Il testo delle parti pari narra della recente guerra, mentre il carattere della musica e le parole della prima e terza parte, Zolotjatsja travamì drevnie kurgany (S’indorano di erba gli antichi kurgan) e Oj da serdce gor'ko serdce stonet (Ahimè il cuore, il cuore amaramente geme), hanno accenti più astratti e universali. I temi melodici delle canzoni, scelti dal compositore nella collezione del Laboratorio di arte popolare presso il Conservatorio di Mosca (la maggior parte dei canti era stata raccolta e trascritta da S. Puskina verso la fine degli anni Cinquanta), sono
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