Le opere Thème et conséquences. Riferendosi ai complessi popolari greci, che frequentemente associano due strumenti come violino e liuto o clarinetto e tamburino, e recuperando la denominazione dialettale di Zyia, Xenakis esplora le aspre sonorità di un violino e di un violoncello che suonano per doppie corde e vigorosi staccati. Si ha cosi contemporaneamente un seguito della Sonata di Ravel e una prefigurazione di quelle sonorità ruvide per le quali Xenakis manifesterà in seguito una particolare predilezione. L'influenza di Bartók d'altra parte resta dominante sia nella versione pianistica, fortemente percussiva, sia nella trascrizione per duo. Stessa struttura ritmica aksak fortemente accentuata che aggiunge al kalamatianos di base (3+2+2) dei 3+4, 2+3, 3+3+2 molto variati; stessi canoni con imitazioni molto strette del tipo di quelle che si trovano nei quartetti e stesso trattamento dei cromatismi in tutte le forme. Non dimentichiamo che all'epoca Bartók rappresentava anche per i neo-seriali la musica più "avanzata" al di fuori dei tre viennesi. Un altro Ensemble (Zyia), più sviluppato, costituisce nel 1952 il primo segnale dell'evoluzione che porterà la coscienza del compositore a livelli critici adeguati agli anni Cinquanta. Restando totalmente intrisa di grecità, l'opera, non senza una certa goffaggine, reca il segno di preoccupazioni formali di tutt'altro ordine. Mentre il maresciallo Papagos prendeva il potere il poema cantato esalta il parto doloroso della libertà. Il ritornello proclama: «Siano infranti tutti i sortilegi e fiorisca un grande albero con le radici vicino al mare» e le strofe si susseguono intrecciando visioni «di corpi giovani e splendidi, di turbe di generazioni antiche, medievali, moderne che avanzano in fila, fiore di popolo, progetto di popolo, viscere di popolo...». Ma Xenakis, pur prendendo coscienza della necessità di una sintesi di tutta la storia greca, comprende che una causa giusta e buoni sentimenti non sono sufficienti ad assicurare la qualità di una musica. Come un manifesto che non è certo di carattere politico l'opera si apre con un ritmo che enuncia una serie di Fibonacci 6 costituita da semicrome ripetute e accentuate: 13,8,5,3,2,1,2,3,5,7,11. Nella serie si è insinuato un valore estraneo, il 7, che successivamente servirà da ostinato, secondo, ancora una volta, il ritmo nazionale del kalamatianos. Ma un contrappunto di accenti secondari risponde a questi ribattuti di 6+4+4 semicrome con una scansione che riprende i valori della serie di Fibonacci, espressi con pause di biscroma: 5,3,3,1,5,1,5,3,3,13 ecc. In questa prima sezione si ha dunque una ritmica che associa il ritmo di base del folclore, una concezione aritmetica conforme a quella che Messiaen chiama «chromatisme de durée», e un gusto per le proporzioni più caratteristico del futuro Xenakis (all'epoca disegnatore presso Le Corbusier). In talune scale utilizzate dal compositore si ritrova lo stesso spirito di formalizzazione sistematica. Oltre a un Re minore, insistente sul tetracordo "orientaleggiante", con la seconda eccedente, Xenakis inventa una scala già paragonabile a quelle che impiegherà nelle sue opere più recenti, scale i cui intervalli, contati per semitoni, sono di 1,2,3,1,1,3,1, come nel quaranta-cinquesimo modo karnatico, Sàbhapantovarali. In questo caso però egli sovrappone tre diverse trasposizioni prendendo come primi gradi un Fa per 81