34 ve competenze professionali e alla riqualificazione della manodopera espulsa dai settori tradizionali) e le misure per lo sviluppo e il trasferimento di tecnologia attraverso la costituzione di knowledge centers (Ciciotti, 1986). Su questi sistemi pianificati di aggregazione spaziale di attività di ricerca tecnologica, di infrastrutture di ricerca e di informazione volte a potenziare la capacità dei sistemi produttivi locali, ma anche per alcuni aspetti regionali e nazionali, mi soffermerò nella parte finale di queste mie riflessioni in riferimento al progetto di polo tecnologico nell’area Pirelli-Bicocca a Milano, limitandomi qui a sotto-lineare l’importanza crescente e l’ampia diffusione che tali esperienze stanno registrando a livello europeo. Quasi tutte le grandi aree metropolitane di antica industrializzazione hanno collocato nei propri programmi di sviluppo e nei loro piani urbanistici il potenziamento dei servizi innovativi alle imprese. Sviluppo di università tecniche e di centri per la ricerca applicata in campo tecnologico, realizzazione di edifici incubatori, di parchi scientifici e tecnologici, di centri per l’innovazione localizzati in alcuni casi in aree industriali dismesse recuperate in tal modo a nuova destinazione produttiva, connotano ad esempio le scelte più recenti di municipalità quali Amburgo, Rotterdam, Barcellona, Birmingham e Berlino, per citarne soltanto alcune. Un secondo gruppo di politiche riguarda ciò che in termini generali può essere definito l’elevamento della qualità dell’ambiente metropolitano e costituiscono l’ingrediente pressoché generalizzato di tutti i piani urbanistici adottati negli anni ’80 dalle grandi città europee. L’attenzione per la qualità ambientale nasce da una serie di riflessioni. In primo luogo il declino si è manifestato in massima misura perché «le grandi aree metropolitane hanno cessato di essere i luoghi quasi esclusivi delle economie di agglomerazione e di urbanizzazione. Ciò si risente in particolare nelle corone periferiche dove la forte densità dell’insediamento, non più giustificata funzionalmente, sopravvive per inerzia» (De Matteis et al., 1986): sono le periferie il luogo nel quale il processo di deindustrializzazione provoca condizioni di crescente abbandono e di conseguente decadimento ambientale cui occorre rispondere con contromisure adeguate. In secondo luogo, si comincia a dedicare maggiore attenzione alle domande spaziali formulate dalle imprese innovative, dalle funzioni terziarie più qualificate e dalle nuove professioni in rapida crescita che richiedono buona accessibilità al sistema metropolitano nel suo complesso, elevata qualità residenziale e presenza di servizi di elevato livello sia culturali che per il tempo libero. Questi elementi costituiscono una condizione irrinunciabile perché le suddette funzioni di punta