trovarne alcuni riflessi nella distribuzione delle imposte fra i diversi livelli di governo. Più precisamente, le imposte che meglio si prestano alla concorrenza dovrebbero essere assegnate al governo centrale, oppure, se attribuite ai governi locali, non dovrebbero essere utilizzate in funzione concorrenziale. Dal canto loro, i governi locali dovrebbero tendere invece a sfruttare le imposte che si prestano bene all’esportazione. Ora, per un largo gruppo di paesi - ivi inclusi l’Italia e, con essa, gli Usa, la Gran Bretagna, il Canada, l’Australia e la Francia - il ruolo dell’imposta personale sul reddito, l’imposta che forse meglio si presta alla concorrenza, è stato di molto ridotto se non addirittura annullato per quanto concerne il finanziamento dei governi locali. Le preoccupazioni circa gli effetti distruttivi della concorrenza sembrano in generale - e certamente da noi, se si guarda ai lavori preparatori per la riforma tributaria - all’origine di questa riduzione di ruolo. Esse sono in ogni caso ampiamente riflesse nella letteratura; si veda, ad esempio, un testo classico come quello di Aronson e Maxwell, 1977. Nei paesi scandinavi, per contro, l’imposta personale sul reddito continua ad essere la fonte principale di entrata dei governi locali. Nei confronti di essa, però, il comportamento degli enti sembra essere stato prevalentemente guidato dallo sfruttamento del potenziale di gettito offerto dai residenti, piuttosto che dall’attrazione di nuovi residenti attraverso la concorrenza. Come afferma Lotz, 1981: «In Norvegia, il governo centrale ha, per timore della crescita della spesa pubblica, risolto il problema dell’imposta locale sui redditi imponendo un limite massimo alle aliquote applicabili così basso che tutti gli enti sono obbligati ad applicarlo. Anche in Danimarca ci sono stati tentativi mirati a fermare la crescita della spesa locale imponendo limiti agli aumenti delle imposte». In sostanza, pare essersi verificato un cartello fra politici nazionali e locali per attenuare gli effetti possibili della concorrenza. Per quanto concerne l’esportazione delle imposte, è difficile individuare un trend storico verso l’attribuzione agli enti locali di imposte più facilmente esportabili. E’ chiaro che la mobilità delle cose e delle persone ha aumentato l’esportabilità delle imposte e che in alcuni sistemi - come quello americano dove sono stati fatti precisi calcoli in proposito - la percentuale di imposte esportate sul gettito 37