b. dalla diversità della domanda di servizi che si manifesta nelle diverse aree in cui virtualmente può essere suddiviso un paese, ovvero: bl. dalle differenze nel reddito; b2. dalle differenze nei gusti dei cittadini. Partendo da tali premesse, Oates, 1972, ha cercato di dimostrare la superiorità in termini paretiani di un sistema di decisioni territorialmente decentrato. Il «teorema del decentramento» elaborato da questo autore è largamente noto e diffusamente citato nella letteratura (3). Ai fini di questa rilettura critica vorremmo concentrare la nostra attenzione soprattutto su alcune ipotesi di fondo su cui si basa la costruzione formale di Oates e, di riflesso, la conclusione dallo stesso raggiunta. In primo luogo l’autore ipotizza che l’utilità marginale del reddito sia la stessa per tutti i cittadini, così come per altro l’inclinazione della curva di domanda dei beni considerati. Se tale assunto si giustifica con l’esigenza di eliminare dall’analisi le implicazioni collegate al problema del finanziamento ed ai potenziali effetti redistributivi che allo stesso risultano collegati, non altrettanto può essere ripetuto per quanto concerne l’altra ipotesi che riguarda le differenze di comportamento tra un governo centralizzato ed uno decentrato. Per Oates infatti il primo non appare in grado di modificare l’offerta di servizi sulla base delle diverse esigenze locali e pertanto può solo offrire a tutti le stesse quantità di output. Per contro, «... for its own constituency... » (Oates, 1972, p. 35), il governo locale risulterà sempre in grado di adattare l’offerta alla domanda locale, supposta ovviamente eguale all’interno del territorio e diversa da quella degli altri territori. Una volta che il problema sia stato così impostato, le conclusioni non possono che apparire scontate: se si ipotizza che a fronte di una domanda diversificata il governo centrale, per definizione, reagisce offrendo le stesse quantità a tutti, è infatti del tutto intuitivo che un governo locale, in grado, per definizione, di differenziare gli output, non potrà che - per banale estensione logica - dare luogo a soluzioni 3 3. In precedenza Tinbergen, 1954, aveva sostenuto posizioni del tutto analoghe, senza peraltro pervenire ad una formalizzazione delle proprie tesi. 77