teoria dei gruppi (16), secondo la quale è da reputarsi vano lo sforzo di un membro di appagare il suo interesse individuale; ciò in quanto, se il bene collettivo non è fornito, egli non ottiene un beneficio superiore al costo di collaborare all’acquisto per l’intero gruppo. Se si pongono, per convenzione, i risultati per un dato soggetto del gruppo nelle righe di una matrice e quelli della collettività dei restanti soci nelle colonne della stessa, si può procedere ad un rapido esame (17) . Con le dimensioni ipotizzate in questa sede, di n = 20, in un gruppo volto alla fornitura di un bene collettivo che vale il doppio del suo costo, i benefici unitari pro-capite sono di due unità e gli oneri per ciascun individuo di una unità. Il componente i.mo, per t = 1,2, ..., 20, troverà perciò conveniente una strategia di non pagamento, vale a dire di defezione, dall’impegno di contribuire pro-quota all’obiettivo del gruppo. Si immagini che uno solo non paghi. In tal modo, i vantaggi complessivi caleranno a 38 unità, ma quelli pro-capite saranno di 1,9 unità per tutti e venti i soggetti del gruppo, giacché anche quello tra loro che scaltramente, o anzi razionalmente, non ha versato la porzione dei costi a suo carico non potrà comunque essere escluso dai benefici del bene indivisibile e ad offerta congiunta, al pari di chi ha rispettato gli accordi. Questo discende dal fatto che il processo si presenta, per ognuno, come una versione del «dilemma del prigioniero», nel particolare contesto, con la soluzione defettiva logicamente inclusa tra le strategie (18) . Naturalmente, tale atteggiamento di free-rider del singolo non sarà senza conseguenze, ché, nell’assunto di un gruppo determinato nel numero dei partecipanti e nel rapporto tra benefici e costi, o i primi si 16. Il riferimento tradizionale è al testo di Olson, 1983. Di rilievo è, in particolare, la possibilità che i gruppi agiscano in maniera da accogliere nuovi aderenti (gruppi inclusivi), con una almeno temporanea tendenza a collaborare; oppure frappongano barriere alle decisioni altrui di entrare (gruppi esclusivi), nullificando ogni proposito di cooperazione. 17. Per l’approccio seguito nel testo e le implicazioni, vedi Hardin, 1982. 18. Cfr. ancora Hardin, 1982, e soprattutto il cap. 9, pp. 138-154. Per un approfondimento analitico esauriente, vedi Luce, Raiffa, 1957. 62