contenuti dello scambio politico e dall’altro favorendo, poste talune condizioni, una concorrenza continuativa nel tempo. La prima direzione si riferisce al fatto che lo spostamento di funzioni, dal livello centrale a livelli inferiori di governo, attutisce quel fenomeno di «intasamento» degli scambi politici a livello centrale, proprio grazie alla creazione di nuovi circuiti di scambio: in altri termini, vengono in buona parte alleviati gli inconvenienti dovuti alle diseconomie di scala dell’attività di rappresentanza politica. La seconda dimensione investe invece il problema della concorrenza nel corso della legislatura, rispetto alla quale il decentramento si pone come condizione necessaria, ma tutt’altro che sufficiente. Il problema è il seguente: come fare sì che il decentramento diventi uno strumento di concorrenza permanente tra diversi livelli di governo? Una soluzione risiede nel rendere quei diversi livelli di governo contemporaneamente responsabili delle stesse materie o funzioni. In questo modo, infatti, si potrebbero stabilire delle occasioni di concorrenza istituzionale (o esterna, se la contrapponiamo a quella tra partiti) tra livello superiore e livelli inferiori di governo. Si tratta di un punto di non facile accettazione, in quanto implica il venir meno di quel concetto formalmente monolitico di una sovranità popolare che troverebbe una mitica espressione unitaria esclusivamente nel parlamento nazionale. Noto tra parentesi come questa mitica nozione di sovranità monolitica costituisca un’eredità dell’assolutismo regio: si è decapitato il re, ma ad esso si è sostituito il potere sovrano di un Parlamento, unitario per finzione ed unico per costruzione giuridica. Nulla impedisce invece, nell’ambito di quelle «forme» e «limiti» di cui all’art. 1 della nostra Costituzione, di interpretare l’esercizio della sovranità popolare come un qualcosa di dinamico, come una realtà che emerge alla fine di un processo decisionale nel quale viene ricomposto, perché incluso, un mosaico di sovranità parziali e parzialmente sovrapposte. E’ una nozione, se vogliamo, più democratica in itinere, rispetto alla realtà vigente di una sovranità di fatto bloccata su una maggioranza di legislatura. In questo momento non sto pensando a nessuna configurazione concreta, molte essendo quelle possibili: conferenze istituzionali su varie materie in cui si richieda l’accordo tra Presidente del Consiglio e una maggioranza dei Presidenti delle Giunte regionali; un Senato 47