elevati rispetto a quelli presenti nel gruppo privilegiato (19) potrebbe costituire un ostacolo non lieve alla produzione della quantità giudicata ottima in assenza di tali costi. 3.7. Il caso dei beni pubblici per un gruppo latente Quando gli interessi in comune in virtù del luogo di residenza sono avvertiti da un gruppo ancora più ampio, ci troviamo di fronte ad un gruppo c.d. «latente» (Olson, 1977, p. 50). Un gruppo latente è, ad esempio, composto dagli individui che, vivendo in un’area urbana che non offrisse standard di vita soddisfacenti, potrebbero beneficiare del generale miglioramento delle condizioni dell’ambiente in cui essi agiscono. A tal fine, potrebbero coordinare i loro sforzi in vario modo, ad esempio costituendo un’associazione urbana avente come fine istituzionale la prevenzione della delinquenza minorile. Il bene utile originato dall’attività di coproduzione posta in essere dall’associazione sarebbe in questo caso la «sicurezza urbana». Per le caratteristiche di pubblicità che il bene «sicurezza urbana» riveste, l’individuo razionale e spinto dall’interesse personale non avrebbe comunque motivo a far parte dell’associazione ed a partecipare quindi al finanziamento del bene, in quanto è consapevole che il suo solo contributo non è decisivo per ottenere il bene e che, qualora i costi dell’azione collettiva venissero sopportati dagli altri membri del gruppo, egli non potrebbe comunque che goderne. La fig. 4 illustra la situazione che caratterizza un gruppo latente o numeroso. Alla luce dell’andamento assunto dalle curve di domanda, ciascun individuo del gruppo tende a non rivelare, ed anzi ad occultare, le proprie preferenze per il bene pubblico (20). In tal caso, l’azione di gruppo potrà essere ottenuta «soltanto come risultato di un incentivo che agisca non in modo indiscriminato sul gruppo nel suo insieme 19. Buchanan e Tullock, 1962, hanno mostrato che tali costi crescono con l’ampiezza del gruppo e/o con l’aumentare delle opportunità che i membri hanno di adottare un comportamento strategico. 20. Afferma Samuelson, 1954, pp. 372-373: «è nell’interesse egoistico di ciascuno fornire false informazioni, pretendere cioè di avere meno interesse in una data attività di consumo collettivo di quanto realmente se ne abbia». 110