indipendentemente, al limite, dall’operato degli individui, puri strumenti rispetto al fine della felicità di tutti; alternativamente, pur avviando lo studio nei presupposti di azioni autointeressate, miranti all’aspettativa di un beneficio personale piuttosto che a quello della comunità, si assiste a vantaggi casuali di chi non partecipa alle scelte in maniera diretta. In breve, si delineano spesso schemi teorici nei quali il decentramento trova spazi residuali, mentre la quota preponderante dell’intervento pubblico tocca usualmente ad un ente di livello centrale, che provvede poi all’assegnazione di alcune funzioni da far svolgere alle autorità minori. Raramente si tratta di veri poteri. Come si è fatto rilevare (7), tuttavia, ciò è possibile vieppiù agevolmente quando si ignora 1’esistenza di costi di organizzazione e di coordinamento dei sistemi con una pluralità di governi, laddove appare corretto considerare il peso di tali fattori per individuare le giurisdizioni che ne minimizzino i valori. Ancora, si assumono quali elementi caratterizzanti del processo politico le istanze tese al superamento o almeno alla riduzione del «grado di coazione» sopportato dai cittadini destinatari dell’offerta governativa di particolari beni e servizi, inclusa la legislazione (8). Questo lavoro si ispira alle analisi positive e ne condivide in larga misura i meccanismi interpretativi, ma affronta il tema del decentramento istituzionale su premesse in parte diverse, asserendo che le attuali democrazie vengono contraddistinte dalla presenza di conflitti tra interessi particolari, dei quali sono portatori sia gli individui attivantisi per fare accogliere le loro opinioni politiche ai propri rappresentanti eletti, che svariati gruppi di soggetti od organizzazioni più o meno omogenee, volti a rendere tutelati le loro preferenze o altri obiettivi ad essi comuni. Inoltre, poste le regole di comportamento fissate in un astratto contesto «costituzionale», si permetterà l’ingresso nel mezzo dell’arena politica di considerazioni strategiche dei partners-avversarì 7. Cfr., in proposito, Breton e Scott, 1980. Gli autori affermano, tra l’altro, che l’accentramento dei poteri aumenta l’altezza dei costi complessivi, ostacolando la mobilità ed innalzando gli oneri di indicare le preferenze. 8. Si rinvia, per ogni approfondimento dell’analisi, a Breton, 1974. 55