zione, anche se con un centro in posizione dominante; c) l’area che acquista lo status di metropoli in quanto al suo interno si svolgono funzioni innovative, nell’interesse dell’intera nazione o di larga parte di essa. Ma è anche vero che i caratteri così individuati non si escludono tra loro, piuttosto si sommano. Vi sono aree metropolitane che possiedono due di quelle caratteristiche, oppure anche tutte e tre. Nessuna sembra averne una soltanto. Dunque le concezioni di area metropolitana di cui si parla sono di tipo prescrittivo, tendono ad isolare tra le altre una caratteristica da privilegiare, in una prospettiva di «progetto» in cui entrano molte componenti. Il secondo presupposto dell’interrogativo consiste nella possibilità di instaurare una corrispondenza tra caratteri individuativi dell’area metropolitana e soluzioni istituzionali. Già il rilievo precedente rende cauti su tale possibilità. Ora vedremo che soltanto in senso molto relativo può dirsi che determinate soluzioni istituzionali corrispondono a determinate concezioni di area metropolitana. Le soluzioni istituzionali che erano state proposte sono classificabili in quattro tipi, ulteriormente semplificabili in due. Due soluzioni erano definibili «forti». Una prima tendeva a semplificare l’organizzazione dell’area metropolitana concentrando le funzioni comunali superiori e quelle provinciali nel comune metropolitano, ripartito in comuni urbani, con esclusione della provincia, respinta fuori dai confini dell’area metropolitana. Si ricreava così un sistema binario, sia pure depotenziato. Una seconda preferiva attribuire alla provincia anche le funzioni comunali di livello superiore. I comuni dell’area venivano però conservati (soltanto il comune capoluogo era ripartito in municipalità). E due altre soluzioni erano definibili «deboli». Una di tipo associativo, che affidava alla regione le decisioni da assumere caso per caso (ma con obbligatoria scomposizione del megacomune centrale). L’altra di tipo funzionale/procedurale, che proponeva accordi di programma o di progetto, società miste, convenzioni. Se ci esercitiamo ora nell’accoppiare le concezioni di area metropolitana con le soluzioni istituzionali, vediamo che alla prima concezione (area metropolitana come continuum insediativo urbano) corrisponde sia la prima soluzione (creazione di un grande comune), sia anche quella debole che punta sulle forme associative (collaborazione nella provvista dei servizi, consorzi). Neppure potrebbe dirsi che alla terza concezione (area metropoli-tana come sede di funzioni rare) corrisponda la seconda soluzione «debole», quella funzionalista. Se è vero che un’area di questo tipo 62