brio Cagliari/Sardegna è quella di «ingrandire l’ombrello della città». In questo quadro: - decentramento dei servizi per favorire il riequilibrio: scelta obbligata per la stessa Cagliari; - nell’area di gravitazione ricostituire entità urbane complesse, attraverso l’aggregazione di più unità elementari; - attento esame dei contraccolpi sul resto del territorio regionale. Sul piano della riforma istituzionale, ridefinizione delle funzioni da assegnare alle province e quindi dell’identificazione delle funzioni per ciascun livello; in particolare ridefinizione del rapporto Regione-enti locali, con la conferma della Regione come ente di amministrazione indiretta. Anche una rapida lettura dei pochi documenti sino ad ora disponibili consente di «avvertire» le difficoltà politiche di sciogliere alcuni nodi quali: - il non facile compromesso tra componente autonomistica ed esigenza di governo unitario dei problemi complessi; - il permanere di storiche contrapposizioni tra aree forti e aree deboli (aree interne); - il decentramento regionale, non mai attuato in misura sufficiente. Per contro alcune spinte «forti» potranno indurre più esplicite sollecitazioni ed orientare le decisioni: - l’attuale crisi economica e produttiva in tutti i settori (agricolo, industriale, turistico) potrà coagulare sufficienti interessi per investire «in città»; del resto, l’esperienza insegna, è la politica nazionale attraverso la selezione dei settori di finanziamento a guidare le scelte regionali (Piano di Rinascita/poli industriali ed ancora recentemente i parchi tecnologici); - l’esigenza di dare risposta alla domanda (che si va organizzando) di una migliore qualità della vita da parte della popolazione della conurbazione cagliaritana si potrà porre come problema politico dirompente; - la stessa crisi amministrativa della Regione potrà di fatto non offrire alternative... Un quadro così misto di effetti paralizzanti, posizioni attente alle 359