mento degli attori, ma possono cercare di anticiparlo per indurli ad agire nel modo desiderato. Tenendo conto che tutto ciò è molto astratto, cercherò ora di essere un po’ più concreto. Tre problemi («grande villaggio», «regione urbana» e «città capitale»), moltiplicati per due teorie («strumental-riflessiva» e «adattivo-strategica»), danno sei soluzioni possibili. Mi ripropongo di usare questo schema concettuale per operare la lettura dell’espe-rienza internazionale. Le prime cinque soluzioni al problema del governo metropolitano sono state, con maggiore o minore consapevolezza, sperimentate, la sesta è quella che dovremmo inventare e cercherò di dedicare l’ultima parte della relazione a porre in evidenza alcuni elementi che possono aiutare a creare questa sesta soluzione istituzionale che manca nell’esperienza internazionale. Dunque, il «grande villaggio» ha il problema della produzione dei servizi e la soluzione, secondo la teoria «strumental-riflessiva» o «razional-sinottica», è la creazione della grande struttura organizzativa capace di intemalizzare le diseconomie esterne, di approfittare delle economie di scala e quindi in grado di produrre i servizi in maniera più efficiente. Questa è stata la teoria alla base di tutte le fusioni metropolitane, ed era stata la teoria sposata, all’inizio degli anni ’60, dall’influente Advisory Commission on Intergovernmental Relations (Acir, 1987), la quale aveva suggerito a tutte le città metropolitane statunitensi di fondersi per creare grandi unità di produzione di servizi, che fossero in grado di intemalizzare le diseconomie esterne e di trarre profitto dalle economie di scala. Questa soluzione è stata criticata, già nel lontano 1961, nel celeberrimo articolo di Ostrom, Tiebout e Warren che hanno argomentato affermando che non bisogna ragionare in termini di produzione ma piuttosto in termini di provìsion di servizi e che, da questo punto di vista, non vi sono evidenze empiriche che la produzione concentrata sia la soluzione migliore poiché, in realtà, la diversità e la cooperazione spontanea possono essere il modo economicamente più efficiente di fornire molti servizi. E’ utile notare che l’Acir quattro anni fa ha cambiato posizione, ha sposato la tesi di Ostrom ed ha sostenuto che non bisogna affatto procedere alle fusioni metropolitane, ma bisogna anzi riuscire a sviluppare forme di concorrenza tra unità produttrici. Dopo tutto, dice Ostrom, avere molte unità che forniscono diversi servizi non è più complicato per il cittadino che andare a fare la spesa in tanti negozi piuttosto che andare in un unico supermercato. Va notato di passaggio, comunque, che tra i motivi che hanno portato ad imporsi la 51