Occorre dare una risposta a difficili interrogativi: il piano ha influenzato chi prende le decisioni? e, in tal caso, in che misura? Il ricercatore deve stabilire se i dati sono adeguati e se quanto ricordano coloro che rispondono è esatto, se queste persone sono sincere, ecc. Insomma, il ricercatore deve affrontare i problemi dell'indagine sociale e interpretativa. Una difficoltà su cui ha dovuto riflettere l'équipe di Amsterdam (in relazione alla quale abbiamo introdotto il concetto di planning doctrine) è emersa alcuni anni fa da uno studio del «Rapporto sull'urbanizzazione olandese» (vedere anche Faludi, 1987, pp. 128-132). Il rapporto discute un piano strategico per i Paesi Bassi incentrato sui fenomeni di spillover, ovverosia quello che gli olandesi chiamano «decentramento concentrato», in pratica una politica delle nuove città e della crescita urbana. (Faludi, Van der Valk, 1991). Il piano ha raccolto un notevole successo, anche in base al criterio di conformità. Tuttavia, le basi di ricerca relative a questo appaiono deboli. Serve soltanto a risolvere le incertezze. Quindi non è all'altezza dei criteri di un buon piano che Alexander e io abbiamo incluso nel «processo razionale». Il piano traccia, invece, l'immagine di un futuro auspicabile. È ben vero che il piano fornisce indicazioni circa gli interventi che porterebbero a raggiungere quella condizione. Tuttavia, il piano si limita più o meno a questo. Non presta una esplicita attenzione a quello che viene compiuto giorno per giorno da coloro i quali lavorano sul fronte dello sviluppo materiale. Il piano è perciò in contrasto con la prima delle tre condizioni di Mastop proposte ai punti precedenti: non individua le decisioni per le quali esso dovrebbe rappresentare un quadro di riferimento. Tuttavia, il piano ha funzionato. Ciò ha suscitato una reazione in noi. A quel tempo alcuni urbanisti olandesi sostenevano che, anziché preoccuparsi del coordinamento e della programmazione, i piani avevano esattamente questa funzione: tracciare attraenti immagini del futuro che la gente avrebbe voluto vivere. Presentandosi in modo accattivante, i piani si sarebbero garantita la loro attuazione. Malvolentieri abbiamo, quindi dovuto accettare l'idea che questo era proprio ciò che il Rapporto sull'Urbanizzazione aveva fatto. Il citato Rapporto sull'Urbanizzazione è uno dei documenti sulla pianificazione del paese che si sono susseguiti e che, tutti insieme, hanno gradata-mente prodotto un consenso generalizzato circa l'aspetto che l'Olanda avrebbe dovuto avere. Negli anni '70 e all'inizio degli anni '80, ciò era sufficiente per indurre coloro che avevano compiti decisionali-operativi a perseguire nella loro politica di proiezione all'esterno della urbanizzazione. È la descrizione di questa «struttura profonda» dei piani che costituisce 1 oggetto della ricerca che viene svolta ad Amsterdam e che viene indicata 70