controllate periodicamente rispetto agli obiettivi assunti inizialmente, ma non cambiate continuamente, come purtroppo avviene di frequente nel nostro paese. Infine vi sono scelte contingenti, o d'emergenza, che inevitabilmente si possono presentare ogni giorno. Nei convegni e nei dibattiti c'è sempre chi si scandalizza del fatto che amministratori ed urbanisti decidano improvvisamente varianti di piano, ad esempio per non perdere un finanziamento statale assegnato per realizzare un'opera che non rientrava nel piano, oppure per consentire di ampliare l'azienda di un industriale che minaccia altrimenti di chiudere e trasferire lo stabilimento. Queste modifiche non sono a mio parere scelte di cui scandalizzarsi - a meno che non siano fatte di nascosto, magari con scambio di tangenti - perché fanno parte della vita di una città: se le decisioni sono prese in modo trasparente, sono del tutto accettabili, purché non stravolgano le scelte di fondo del piano. Naturalmente questo non significa giustificare la grande massa di continui provvedimenti d'emergenza che hanno messo in crisi i piani - spesso evanescenti - di molte nostre città. Una gestione flessibile ha senso solo se il piano non è un disegno astratto, ma è invece uno strumento di governo concepito con la necessaria rigidità nelle scelte di fondo e con la dovuta elasticità in quelle di carattere secondario. Se mi è consentito un paragone quasi scontato, il piano urbanistico può essere pensato come un'automobile, con una struttura più rigida e parti a minore resistenza, che possono essere sacrificate funzionando come ammortizzatori in caso di urti da assorbire. 3, Alcune antinomie superate o da superare In questa logica appare ormai invecchiata e fuorviarne la discussione sul superamento dello zoning per dare luogo a un master pian strutturale, o viceversa a un disegno urbano di dettaglio, o a schemi del tutto evanescenti che lascino libero gioco ai grandi progetti. Il piano deve poter utilizzare insieme questi diversi strumenti, ciascuno per risolvere nel modo più appropriato diversi problemi. Fermo restando che, piaccia o non piaccia, il compito essenziale dell'urbanista è in ultima analisi quello di stabilire l'uso del suolo: la zonizzazione, in tutte le diverse forme più evolutive, dovrà essere ancora utilizzata. Come già facciamo in tanti piani, indici, parametri e standards debbono essere usati in modo da garantire mescolanza di attività e flessibilità di intervento, come indicatori di prestazioni necessarie e di equilibri da garantire. In altri termini, una griglia di riferimento più o meno rigida in rapporto al livello di maturazione delle scelte da compiere. Alcune parti della città saranno così di fatto rimandate ad un progetto 33