le o orizzontale, che invece potrebbero stimolare la concorrenza tra le diverse istituzioni, l’emulazione, la sperimentazione e l’innovazione.
    Compito delle politiche regionali dovrebbe essere quello di promuovere forme di autorganizzazione dei diversi operatori privati nell’ambito di strutture associative e quello di ridefinire le strutture organizzative interne alla amministrazione pubblica regionale e le relazioni tra quest’ultima e gli altri attori regionali pubblici e privati.
    Il principio di sussidiarietà e quello di cooperazione non dovrebbe essere applicati solo nelle relazioni stato-regioni, ma anche nelle relazioni tra le singole amministrazioni regionali e le diverse organizzazioni pubbliche e private che esistono all’interno di una singola regione, come gli enti locali e le diverse organizzazioni collettive di attori regionali.
    Infatti, la legittimità degli interventi delle amministrazioni pubbliche nazionali e regionali nel campo della politica economica è messa in discussione dalla comparsa di nuovi attori pubblici e privati.
    Una nuova politica regionale nazionale dovrebbe assicurare la partecipazione attiva di tutti gli attori regionali al processo della sua definizione e della sua implementazione. Nessun attore, anche se istituzionale: né l’amministrazione centrale né quella regionale, rappresenta il depositario privilegiato della nuova politica regionale nazionale. Un numero crescente di funzioni pubbliche, tra cui anche quella della promozione dello sviluppo economico e di servizi ed infrastrutture moderni, potrebbe essere svolta nell’ambito di organismi ed istituzioni misti, che raggruppino soggetti pubblici e privati.
    In particolare lo sviluppo economico delle regioni in ritardo di sviluppo e la crescita della autonomia amministrativa e politica di tali regioni sembrano richiedere uno sforzo finalizzato a fare emergere una molteplicità di attori istituzionali e privati soprattutto di tipo collettivo e ad aumentare l’articolazione e l’integrazione interna del sistema sociale di tali regioni.
    La nuova politica regionale non può essere realizzata per decreto o tramite leggi di piano e un coordinamento gerarchico tra le diverse istituzioni pubbliche, ma tramite la capacità delle diverse istituzioni di comunicare tra loro e di avviare progetti congiunti che permettano a ciascuna istituzione e organizzazione di raggiungere congiuntamente i rispettivi obiettivi. Alla sua base sono pertanto i principi del partneriato e della collaborazione e non quello dell’autorità pubblica.
    Pertanto, una moderna politica regionale richiede che le funzioni delle istituzioni pubbliche non siano né quella della «proprietà diretta» o della gestione delle attività produttive né quella della «regolazione legale» tramite leggi quadro e la creazione di alte autorità, ma quella di «integratore attivo» delle politiche dei diversi attori regionali.
    Una nuova politica regionale dovrebbe comportare un maggiore potere o maggiori funzioni per le istituzioni regionali. In questa prospettiva andrebbe lasciata alle regioni da un lato la definizione degli obiettivi e delle strategie generali di sviluppo economico regionale e dall’altro la fase della program-
347