PREMESSA Il riesame critico del cinema « operistico », cioè di quel genere cinematografico che unisce opere filmate, biografie di compositori e di cantanti, riduzioni ed adattamenti di melodrammi, è già stato, alcuni mesi or sono, al centro degli « Incontri cinematografici » di Monticelli Terme e verso Patrizia Pista-gnesi, Adriano Aprà e Gianni Menon, curatori della rassegna, ovviamente siamo (e volentieri ci riconosciamo) debitori. Per scongiurare dunque il pericolo di lavorare ad una semplice ripetizione divulgativa degli « Incontri », abbiamo cercato di « arricchire » il dibattito con alcune riflessioni sul film-opera e più in generale sul cinema popolare italiano nell'immediato dopoguerra. La contingenza è infatti favorevole: la progressiva demistificazione del mito dell'autore e soprattutto la grave crisi di quell'« ideologia del capolavoro » cui dal dopoguerra si è informata la metodologia critica della cultura cinematografica italiana, permettono il trionfale riemergere da un passato in precedenza accuratamente rimosso, di personaggi i cui chilometri e chilometri di celluloide impressionata in decenni di attività si era ritenuto a lungo fossero liquidabili con pochi centimetri di carta stampata. Si tratta dei « nemici » del neorealismo (e dunque della cultura, dell'arte, del progresso...), sono Freda, Matarazzo, Zeglio, Mattoli, Gallone, tutti coloro che negli anni '50 piazzando puntualmente i loro film ai vertici delle classifiche degli incassi, rendevano con ciò « la misura esatta del fallimento dell'operazione neorealista nel suo punto programmatico più ambizioso e delicato: la volontà di indurre un mutamento radicale nei rapporti fra cinema e pubblico, quali si esplicano negli spettacoli strutturati industrialmente » (1). E da questa osservazione di Vittorio Spinazzola risulterà chiaro il senso che guida questo viaggio di riscoperta, ieri Matarazzo oggi Gallone, all'interno del cinema popolare italiano. Non si tratta infatti di un semplice cambio della guardia nelle gerarchie degli « autori », bensì di una proposta di riscrittura che possa portare ad un abbandono definitivo delle alternative mistificanti tra « film d'arte » e « film di consumo », per orientarsi verso una lettura mediologica del cinema. In questo modo il neorealismo si riduce ben presto a genere tra gli altri generi: varietà, commedie, film operistici, musicali, film in costume, film di (1) Vittorio Spinazzola, Cinema e pubblico. Lo spettacolo filmico in Italia 19451965. Milano, Bompiani, 1975, pag. 11-12. 3