RECITAR CANTANDO Melodramma, opera lirica, « recitar cantando » sullo schermo cinematografico, magari con un'imperfetta riproduzione della parte musicale o del cantato: eppure anche in quel periodo di undici anni (dal '43 al '54) cui la nostra rassegna fa riferimento il gradimento del pubblico verso « l'opera al cinema » era altissimo; negativa, ai limiti del disgusto, la critica ufficiale che, nella maggior parte dei casi, disertò le proiezioni. Le ragioni di questo contrasto tra critica e pubblico (contrasto che per la verità è sempre esistito in tutti i campi dell'arte e varrebbe la pena, un giorno, esaminarne con onestà i motivi) non si possono esaurire in tre parole. Nè si possono costruire a posteriori paragoni non rispondenti alla realtà, del tipo: oggi sono affollatissime le sale che proiettano pelliche erotiche o insulse commediole. Allora era la stessa cosa, con la differenza che sullo schermo s'agitavano « traviate », « rigoletti » e « barbieri ». « Gli amanti della buona musica non andavano a vedere quei film », m'ha risposto pochi giorni orsono Carlo Mori ondo, avendogli chiesto qualche impressione « d'epoca ». Ed è forse in questa risposta la chiave del successo di film come I pagliacci, Lucia di Lammermoor o Figaro, barbiere di Siviglia. Vale a dire: la la parte musicale, con buona pace di tutti, non è giudicata determinante dalla massa del pubblico. L'allestimento e il libretto suscitano interesse, talvolta, fascino, negli spettatori. Un facile esempio, I promessi sposi. La riduzione televisiva del capolavoro manzoniano è stata una delle trasmissioni che il pubblico ha seguito con maggior interesse. E se è lecito — come credo sia — paragonare la buona musica al bello scrivere, ecco che le peripezie di Lucia e Renzo hanno avuto successo anche orbate di tutti quegli elementi che la critica considera portanti nell'opera del Manzoni. Con questo, è chiaro, non si deve intendere che i melodrammi d'un Verdi o d'un Puccini, acquistino valore presso il grande pubblico solo in quanto trama, nel loro « come va a finire? », ma piuttosto che musica, allestimento, libretto sono fattori egualmente importanti nell'economia dell'opera e che dando risalto a uno di essi il pubblico, malgrado la sfiducia dei critici, arriva ad intuire, a capire, a « leggere » anche gli altri. Non solo: l'opera (non soltanto quella lirica, ma quella d'arte in genere) ha un'« anima » che ciascun fruitore coglie dalla propria angolatura — o dal proprio angolo se preferiamo — ed è probabilmente questa la causa del successo del melodramma fatto film, così come dei Promessi sposi fatto teleromanzo. A ciò si debbono aggiungere precise ragioni storiche che, parallelamente all'evolversi della « musica pura », alla fine del '500 hanno dato vita al melodramma, a questa fusione di musica e teatro. 10