20 IL COMMENTO LA FILOSOFIA. Diritto penale e giustìzia sociale. Nel discorso di prolusione al suo corso di diritto penale all’università di Roma, l’on. Enrico Ferri ha creduto di potere annunziare una t formula nuova di dottrina sociologica ed anche di indirizzo politico » ; la formula di una « giustizia sociale » consistente nella « coincidenza degli interessi ». « La giustizia sociale ha propriamente il suo nome caratteristico, ciò che si chiama il diritto in formazione. E cioè ogni classe o ceto sociale ha degli interessi da sviluppare e tende a farli diventare dei diritti, ad averne cioè la sanzione da parte dello Stato. La lotta di classe, prima nei modi violenti ed incomposti, poi^nei modi civili e pacifici, è il metodo per trasformare gli interessi in diritti. Basta pensare al diritto operaio, che si è venuto formando nel secolo xix. La giustizia sociale, secondo il pensiero del prof. Ferri, consiste nel trovare la coincidenza degli interessi come diagonale risultante dalla lotta delle classi e dei ceti sociali. Lo Stato che sacrifichi o trascuri gli interessi di una classe o ceto sociale non può illudersi di avere nella giustizia penale, cioè nella repressione, un sostitutivo della giustizia sociale. La giustizia sociale non si realizza se non quando lo Stato, di momento in momento, stabilisce comediritto la coincidenza degli interessi. Tutta la vita sociale è un esempio di questa coincidenza degli interessi. E non sono mancati gli esempi. Così: « 11 feminismo è un problema sociale che non troverà la sua soluzione normale se non quando si sarà trovata la linea di coincidenza fra gli interessi legittimi ed incontestabili delle donne ad avere una personalità giuridica e sociale completa, con gli interessi della società per lo sviluppo della razza, di cui la ma ternità è la grande funzione. « La questione dello sciopero nei servizi pubblici si attiene allo stesso problema. Lo Stato nei pubblici servizi è un industriale, che di sua iniziativa, senza aspettare la pressione delle minacce continue di sciopero, deve realizzare la coincidenza di interessi, per cui Ta collettività riceve un servizio per essa essenziale e i funzionari hanno garantite le condizioni di esistenza che rappresentano un tenore di vita civile ». L’on. Enrico Ferri, se in qualche recente occasione ha offerto alcune frasi sacrificali all’idealismo, non si smentisce. Oggi egli fa una scorsa nel campo della filosofia del diritto e trova che questo è nella coincidenza degli interessi, esso è cioè una risultante quasi automatica di interessi in conflitto e di lotte di classe. Qualche caso, una vaga generalizzazione, e la nuova teoria è fondata. Ma provatevi a ripensarla un pochino filosoficamente e ne vedrete la vacuità. La coincidenza degli interessi avviene spontaneamente, poiché gli interessi sono forze in conflitto. Ma essa non è il diritto, è materia del diritto. Se mai, diritte è proprio la non coincidenza degli interessi ; l’interesse che è risultato più forte e che si è fatta la parte più grossa, la volontà prevalente, la coazione giuridica. Ma con la nozione dell’ interesse, così come lo intende il Ferri, non si spiega nulla. P. es., come si spiega la soppressione di interessi riconosciuti illegittimi e parassitari? La limitazione arbitraria del- l’interesse dei deboli? La tutela di interessi non muniti di forza? Il criterio per fissare il limite di interessi contraddicentisi, dei quali ciascuno tende ad escludere l’opposto? Dirà Enrico Ferri: la tutela degli interessi dei singoli secondo la norma degli interessi generali. Ma che sono questi interessi generali? Innanzi tutto, se sono generali, non son più una risultante, ma una direttiva normatrice. E poi, in realtà, non sono più interessi, ma fini, non utilità, ma ideali ; sono la giustizia, la quale nei singoli interessi molteplici e contraddicentisi vede l’uno, l’uomo come tale, e il suo diritto, che è poi la sua esigenza nativa; la bontà, che è sempre e sostanzialmente rinunzia all’interesse proprio, devozione a un interesse altrui, Vunità, ideale supremo, che è appunto la soppressione dell’ interesse come norma o come fine, poiché esso è solo un rapporto di mezzi. La formula del Ferri non è dunque davvero nuova ; è vecchia e retriva; va in senso inverso allo sviluppo del diritto. Il diritto come prodotto dell’autocoscienza. In un libro di recente pubblicazione, dal titolo « Il diritto nel mondo dello spirito » (1), il professore Igino Petrone raccoglie il risultato di quasi venti anni di assidua meditazione sulla genesi e la natura del fenomeno giuridico, e disegna un completo sistema di filosofia del diritto. E’ noto in quali tristi condizioni versi oggi in Italia questa disciplina, coltivata com’è, per solito, da gente che, inetta a trattare di giurisprudenza pura e di filosofia generale, per mancanza di buoni studi e di sincera vocazione, crede, sommando due incompetenze, di ottenere come risultato una patente di competenza alla trattazione dei difficili problemi della filosofia del diritto. E gli uni, i positivisti, si limitano, nei loro libri e trattati, ad offrire un compendio dei risultati più importanti delle scienze giuridiche particolari, di cui la 'filosofia del diritto, in quanto tale, non sa che farsi : e gli altri, gli idealisti o giusnaturalisti, stan sempre fermi a disegnare le linee di un programma, che la filosofia del diritto, secondo loro, dovrebbe eseguire, ma che essi, per loro parte, non realizzano mai. Ora, il professor Petrone è tra gli studiosi italiani di filosofia giuridica uno dei pochissimi che abbiano ingegno filosofico, e la lettura del suo recente libro lo dimostra a sufficienza. Esso ci offre esposta chiaramente e, almeno fino a un certo punto, con logica coerenza, una direzione di pensiero che in quel campo di studi accenna a diventar dominante, e di cui è tempo d’istituire un serio esame. Gioverà, intanto, esporre brevemente i principali risultati, cui il Petrone è pervenuto in questo suo recente volume. Assunto supremo della filosofia del diritto è di dare un concetto preciso e rigoroso del diritto stesso, di coglierne la genesi intima, di circoscriverne il contenuto, il valore, il significato, d’inserirlo nel sistema delle determinazioni universali della coscienza. Il còmpito del pensiero filosofico è, infatti, (1) Il diritto nel mondo dello spirito. Saggio filosofico. Milano, Libreria Editrice Milanese, 1910, in-8°, p. 197, *