IL COMMENTO 115 di sentimenti e d’interessi dello spirito, che allargare, come fa, la cerchia della sua visione interiore, essa sarebbe senz’altro mezzo valido di elevazione. Anche la coscienza pratica è attività di connessione ; e la personalità cosciente e operosa più si potenzia quanto più ricco e vario è il numero dei valori eh’essa può comporre nel-l'azion sua. Or, accanto agli oggetti estetici pregevoli direttamente per certi rapporti, per certe coni binazioni formali, di contenuti intuitivi, vi sono — abbiamo notato — oggetti estetici che derivali gran parte del loro pregio da combinazioni,- da rapporti, fra integrazioni associative indirette d’immagini e sentimenti che la loro forma intuitiva è atta a suscitare nella coscienza. E, sopratutto quando produce oggetti di quest’ultima categoria, l’artista, per la combinazione di associazioni d’immagini e pel sentimento correlativo che in noi provoca, induce irresistibilmente la psiche propria, i suoi stati d’animo, o — nel caso speciale che rappresenti altri esseri — induce la psiche di altri esseri, nella nostra. Nuovi atteggiamenti emotivi si fanno così in noi, reazioni valutative inaspettate ci scuotono, che ci fan meglio intendere non solo gli altri, ma noi stessi e potenziai! — per ciò stesso che arricchiscono l’esperienza valutativa — la nostra vita pratica tutta. Cose e rappresentazioni non ci determinano, difatti, ad agire, che nella misura in cui giungono ad essere da noi vissute come valori, e a ciò non giungono che per forza e complessità e disposizioni di sentimento che son atte a suscitare. E si noti: il tirocinio valutativo reso possibile dall’Arte non è mai completamente sostituibile dall’esperienza della vita reale. Anche in questa la nostra personalità si sviluppa per un progressivo estendersi dei suol contatti con altre anime, della sua penetrazione di esse. Ma l’esperienza valutativa provocata dalla vita reale rimane pur sempre incompleta, lacunosa, frammentaria ; i nostri più meschini interessi si presentano in essa intrecciati di continuo coi più elevati e valgono il più spesso ad offuscarli, a creare illusioni valutative prospettiche spesso fatali. Mentre — invece — per la concretezza intuitiva dei suoi procedimenti e per il suo sce-veramento di ciò che v’ ha di caratteristico, l’arte agguaglia, spesso anzi supera in efficacia fazione dell’esperienza; essa, inoltre, provocando i nostri atteggiamenti valutativi in uno stato di disinteresse, rasserenatrice e purificatrice, riesce ad allontanare da noi tutto che possa ottenebrare la nostra visione interiore, a far risuonare incondizionatamente, pei valori che suggerisce, la sua coscienza tutta, a innovare pertanto, assai spesso, a fundamentis il nostro senso della vita. Nè questo magistero è solo proprio dell’arte. Anche il mondo della natura, se fatto oggetto di contemplazione, può provocare associazioni, indurre disposizioni di sentimento tali che per esse nuova linfa irrigoglisca la nostra coscienza valutativa. (Come non può, ad esempio, riuscire educativo del nostro sentimento dell’ io il sublime naturale, col darci insieme e il senso della piccolezza nostra dinanzi all’ infinità del reale e in una della potenza dello spirito nostro che sa e sente lo stesso infinito!). Or la maggior ricchezza emotiva, e la più ampia comprensione rasserenatrice che acquistiamo, per il tramite della bellezza, di certi stati d’animo e degli altri e di noi stessi ; questa duplice amplificazione dello spirito, per cui nihil immani ci rimarrà alieno, e per cui tutto l’umano potrem considerare da un su-perior punto di ^ista, potrà degenerare — quali cose non degenerano a questo mondo ? — nel fine egoismo trascendente temuto dal Re-nouvier, ma può divenire, ed è più spesso, via a un più largo interesse per le individualità vive e vere degli altri e ad un più mite giudizio di esse, a un’attitudine più oggettiva, più spassionata, più amica, verso di loro : « Tout comprendre c’est tout pardonner » è, come finemente notava il Klilpe, non una espressione della coscienza etica, ma un suggerimento ed un monito della coscienza estetica alla sua sorella. La contemplazione estetica può dunque arricchire la vita valutativa etica nel suo contenuto e insieme coltivare la1 forma della coscienza etica valutante : l’oggettività, il disinteresse. Ma la contemplazione estetica non integra e sviluppa, per tal modo, solo la coscienza valutativa dei singoli. Già le bellezze naturali operano un avvicinamento intimo di quelli che ugualmente le amano. E più ancora l’Arte — come quella che dà vita e forma concreta, dà espressione tipica, ad aspirazioni e concezioni profondamente umane, e che generalizza, per essere oggetto di molti contemplanti, le aspirazioni e concezioni stesse — affratella indirettamente gli uomini, li penetra d’un’atmo-sfera spirituale comune, rafforza la loro comune coscienza sociale, che rende in ciascuno di loro meglio consapevole, epperò meglio ope- 1 (1) In questo irradiare la simpatia ispirandosi da essa e ispirando negli altri, il G-uyau, Probi, d’est, contemp., ha veduto persino la essenza stessa e la legge dell’Arte! — In questo senso anche Tolstoi, Che cosa è Varie? Più complessa nelle sue analisi dei fattori estetici, tuttavia tale che dà alla Einfühlung simpatica la parte preeminente, epperò fa dell’attività estetica un’alleata dell’etica, è la veduta del Lipps.