i fato J»flu»is?are> eoa U sesia aita s vivere ¿eli» tal* p ,1* Iridi /¿àu&lo 8 dire rovidaruante la vtrtià per tutte le strade, r                          Smer*«B.
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                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           filosofo. :
troia. !
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 Si
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Le Forche Caudine
Centesimi io

ROMA, 2 Novpmbre 1884          DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE           
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Centesimi io

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                                                                                   SBiZZOSM BiSJUtBKPi
                                                                           tsbatoìsa 30,00© eof»»s
    Riserbandoci di annunciare a fine d’anno nuovo straordinarie combinazioni d’abbonamenti per il nostro giornale ci è grato annunciare che per aderire alle molte domande dei nostri lettoli
 Le forche caudine
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    Riceveranno in premio uno dei seguenti volumi a scelta
 P. SBARBARO - T. LOPEZ - N. COBOEVICH — Via, Oi-ucÌmI «ONTE DI LARA — Rime.
    A datare dà oggi
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 aprono l'abbonamento straordinario a tolto il 31 dicembre 1884
                                                                                 CON DIRITTO AI SUPPLEMENTI
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 P. Sbarbaro - T. Lopez - H. Co- ! G.O’Annunzio: Il Libro delle Sioevlch : Via Crucis. Vergini.
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¡.'AMMINISTRAZIONE.
SOHHARIO :
Per era — La naia difesa — Baronesse o Baronate ? — Leopardi e il mondo — Palinodia o Evoluzione — L’Eresia del Aledìo Evo.
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     L’ Italia conosce già l'esito della mia Domanda presentata al Ministro dell’ I. P. per la libera Docenza di Economia Edifica e di Filosofia del Diritto nella 11. Università di Roma. Approvata dalla Facoltà di Giurisprudenza, fu respinta dal Consiglio Superiore della P. I. dove, con supremo oltraggio alla coscienza del paese, siede Presidente un F. Brioschi, elle, sul proprio onore, la vigilia della decisione, mi aveva fatto annunziare, che avrebbe fatto il possibile per l’approvazione della mia modesta domanda. Ma Ponore dui Brioschi ha sulla piazza il valore delle Cartelle del Debito Turco, ovvero della fallita Società di Costruzioni Milanesi.
     Giosuè Carducci, Michele Lessona, Francesco Scliu-pfer, Gilberto uovi un Beltrami,un Magni un Gandino onore delia scienza italiana, difesero, più che la mia causa, la causa del buon senso e del buon diritto.
     E fu il Carducci, che riesci a fare inserire le parole sacramentali: perora, che si leggono nell 'Ordine del Giorno, proposto nudo e crudo dal bieco matematico lombardo, ornai posto al bando dalla pubblica coscienza, o rovina di uomo, che se in Roma può sedere a capo dei Consigli Superiori, a Milano non può nemmeno mostrarsi di giorno per le vie.
     Per ora !
     Ti ringrazio, cigno di Piena Santa, del nobile patrocinio, ti ringrazio (1), Enotria sempre generoso, della nuova testimonianza di solidalità nel diritto, e dello avere dimenticato la nostra discordia di opinare per non ricordarti, anche in questi giorni, che della supremità del giusto e dell’onesto in ogni cosa.
  E mi perdona un breve commento, poiché è divenuto quasi integrale del Decreto pierantoniano, all’ inciso die ne tempera la severità.
   Per ora !
   Lo inciso onorerà in perpetuo l’animo del Carducci
   (1) L’illustre poeta non si offenderà se gli do del tu, alla romana, mentre in privato gli do del lei. Faccio questa avvertenza perchè il defunto Colonnello delle Cambiali, in Corte ¿’Appello fra le tante prove, che non l’avevo calunniato, porse questa: citò un mio libro L’Ideale detta Democrazia, dove per ironia do del tu al Colonnello. Bisinarck, e si mostrò scandalizzato: che si dia del tu al Gran Cancelliere dell’Impero!!! Credo che ne avrà anche avvertito il babbo degli Negozi di Fuori — per impedire qualche sopraceapo o feigio internazionale colla Germania. E dire, che un intel-iwtawo»,di cpielìwforza ave-vai segreti del Contenzioso Di-pfamatieo in mano!
  nel cospetto degli Italiani ! Ma quale nota di imbecillità non imprime sulla faccia dei Fossa, dei Novelli, dei Vallami, dei Barberà, dei Stravero, e di quell’al-tra brava gente, che ha creduto sul serio di Salvare, per ora soltanto, gli Iddìi e il Campidoglio! Ed ebbe tanta verecondia di richiamare alla memoria la Sentenza della mia destituzione, che fu la prima e profonda ferita fatta da un Consiglio, naturalmente conservatore, alla dignità, all’indipendenza, al decoro, ai diritti della Magistratura Insegnante!
     Per ora!
     Si è mai veduta tanta vigliaccheria congiunta in un medesimo atto con tanta sciocchezza? E poi si dirà dal Minghetti (IPartiti Politici) cheli Consiglio Superiore è anche un Tribunale vero e proprio incerti casi ! 0 Tribunale de’ miei Brioschi !
     Che direste se un giorno alla Corte cVAssise si leggesse una Sentenza così concepita: Condanna l’imputato Francesco Brioschi, di Milano, convinto di bancarotta fraudolenta, per osa, a restituire il male tolto agli Azionisti lacrimabili della defunta Società di Costruzioni aeree, e, per ora, non crede conveniente, visti i suoi buoni precedenti, di mandarlo in galera, ma, per ora, Io condanna a due anni di carcere, .per ora, alfine d’impedire, che gli venga la voglia di prendere parte a nuove speculazioni non scientifiche, ma finanziarie, nelle quali, per ora, non dimostra sufficiente onestà e capacità tecnica?.
     Quanto a me, per ora-, mi contento di ridere e di mostrare all’ Italia, con l’esempio di questa nuova sciocchezza pierantoniana, del primo Corpo Consultivo Amministrativo e Giudiziario della Istruzione Pubblica — una pruova novissima, che non calunnio nè esagero quando scrivo, che in Italia si corre ad magnani meretrieem in tutti gli ordini dello Stato!
     E siccome non l’amore dell’oro, ma della Scienza, mi aveva fatto chiedere il libero insegnaménto, visto che nell’Università noli ci posso entrare per insegnare, ci anderò per sentire i Galluppi, i Meucri ed altri ; del Pierantoni non ne parlo, avvegnocche non risalirà la Cattedra polluta dalla sua viltà e bestialità. E nella Sala Dante farò le mie Lezioni sotto l’egida dello Statuto, come incominciai l’anno scorso, parlando delle Prerogative della Corona. Arrivederci!
     Sempre avanti Savoia !
                                                                                                                                                                                                                                          P. Sbarbaro.
                                                                  La Mia Difesa
                                                                                               (Vedi IsT- SO delle FORCHE)
    Eccellenze,
    Se io non ebbi in animo, scoppiando di indignazione per le menzogne udite, perchè non ne potevo più, Eccellenze, credetemi ! di mancare di rispetto a Voi ed al loco, bene più gravemente mancò di rispetto a Voi, a sè stesso, ed al paese, il Querelante quando, colla consapevolezza di mentire, ebbe la miracolosa sfacciataggine di insultare la verità in sette modi.
    Egli, primieramente, vi narrò che fui cacciato da Napoli perchè presedetti VAriti-Concilio, promovendo agitazioni religiose, ed infiorò questa sfacciatissima menzogna con una osservazione, che dà la misura della sua competenza in questi elevati argomenti del problema religioso ; disse che un nomo il quale in pieno secolo XIX vuol fondare una nuova religione dà segno di pazzia. Come se 1’ Unitarismo non fosse più antico di tutte le superstizioni, che tramontano, come quello che risale ad Ario, anzi all’antico, all’eterno Monoteismo !
    Sa, Eccellenze, in primo luogo VAnticoncilio ebbe luogo nel 1870, quando seguì il Concilio Vaticano, e non fu preseduto da me, che non ero a Napoli, ma Professore a Modena, bensì da quel venerando patriota e letterato del Conte G. N. Ricciardi, che dopo avere sofferto esilii, carcere, confische, e lavorato per l’Unità d’Italia, morì senza toccare il seggio di Senatore (mormorio di approvazione generale). Di più io non fui cacciato da Napoli, ma promosso, e nel 1880, cioè dieci anni dopo VAnticoncilio, da semplice Incaricato con 1500 L. al grado di Professore Ordinario con 4000 L. (coll’ Incarico) nella R. Università di Romagnosi, a Parma: dunque non fu una punizione! (scoppio di mormorio dì approvazione nell’aula). Vede l’Eec. Corte, che le menzogne del lunghissimo Querelante hanno le gambe corte !
   Io presedetti invece, e quando ero a Modena professore, il Congresso dei Liberi Pensatori delle Marcile radunato in Loreto, in vece del venerando generale ■
  conte Pichi. d’Ancona, che mi pregò di associarmi ad una manifestazione non settaria, che seguì nel modo più ordinato, mentre l’Assemblea dì Napoli fu sciolta coll’intervento della forza! E se il querelante, infelicissimo in tutto, prima di parlarvi di cose che non conosce, avesse letto il mio discorso di Loret, e le deliberazioni di quell’Assemblea, dove convenne il fiore del patriottismo e della virtù delle Marche, avrebbe visto, che le mie parole e i miei atti hanno tanto che vedere con quelli deli’Anticoncilio di Napoli, quanto il gennaio colle more: perchè noi delie Marche protestavamo contro gli apostoli della Teocrazia congregati sul Tevere in nome delle Leggi patrie, e a Napoli sdrucciolarono sopra altro terreno: e se io come Presidente di un Assemblea numerosissima, dove non difettavano ardentissimi spiriti, ho potuto e saputo mantenere l’ordine ed eliminare dalle Decisioni questioni irritanti, ciò vi dimostri con quanta buona fede il Querelante, che è così indòtto perfino della geografia e della storia del suo paese da confondere Napoli con Loreto, Sbarbaro con Ricciardi, il 1870 col 1880, una promozione con una prtinizione; il querelante, dico, traesse argomento dai disordini di Napoli, ove non mi trovai, per dipingermi a voi, come un cervello esaltato, come uno spirito turbolento, degno del Manicomio o della Carcere, a’seelta ! — mentre poi il fatto stesso, che vi ho narrato, e senza cornice di menzogna, prova, che sono sempre stato un nemico dell’errore, degli abusi, delle • superstizioni, — ma sempre sul terreno della legalità ! (approvazione rumorosa nel pubblico.)
     A Napoli ho promosso, d’accordo col lacrimato Ricciardi, un Comizio, nel 1880, ma sapete a che scopo? Non per fondare una religione nuova, come dice il querelante, che non sa nè meno il linguaggio scientifico, ma per promuovere quell’altra utopia, che mi onoro di vagheggiare co! fiore delle coscienze europee, il Disarmo, graduato, proporzionato, e simultaneo: e quel Comizio, a cui intervenne uu Hollen-dorff, prese deliberazioni tanto sagge da meritarsi che venissero ricordate, e citate, ad esempio di saggezza e contro le intemperanze MV Italia Irredenta, da un Marco Minghetti in pieno Parlamento. Eccoli i demagogo, che sono io !
|   Seconda menzogna. Disse che io attacco sulle Forche
; tutti i Deputati o Senatori, che difesero e perchè difesero il defunto Ministro Baccelli.... amministrativa-menìe favellando (ilarità). In prima istanza invece si vantava di essere egli stato l’unico bersaglio della mia faretra ! Dunque la causa a delinquere non è più il famoso schiaffo. Si accorse, che quello schiaffo, inventato dopo quattordici anni, se ha potuto persuadere i Giudici Inferiori, ormai non sarebbe preso sul serio nè meno dai suoi Procuratori, e ricorre ad una nuova ipotesi per spiegare e persuadervi della mia intenzione malvagia: aìl’odio del defunto Ministro dell’Istruzione, che mi destituì, e citò ad esempio il Panizza, fra gli altri. Or bene: fra i Deputati più aspramente da me combattuti c’è il Zeppa, acerrimo nemico di tutti i Baccelli, e Io stesso Panizza, che rispettai quando era amico del caduto Guido, io incominciai a maltrattarlo dopo che ne divenne uu fierissimo nemico, dopo che in piena Camera gli aveva gettato in faccia questo insulto: E’Italia non deve tanto guardarsi dai Gesuiti che sono in Vaticano quanto da quelli che sì trovano nel Ministero „ alludendo al gesuita Baccelli, allora Ministro!
     Terza menzogna. Disse che aveva promesso al compianto Senatore Siottc-Pintor sul proprio onere, notate, Eccellenze, sul proprio onore, che mai avrebbe svelato il mistero dello schiaffo dato a una lucerna fra quattro mura: e poi ha raccontato quella storiella in modo, che si accorse egli stesso delia sua assurdità. Infatti, se prima dello schiaffo inventato io mi ero ricisamente ricusato di ritrattare le mie parole offensive, è chiaro per tutti gli animali ragionevoli, che molto meno avrei consentito a farlo dopo uno schiaffo!
  E se così pronta, così cordiale, come disse lui stesso, seguì la riconciliazione, che cosa resta del suo racconto? Resta la dolorosa impressione di un Senatore del Regno che non si vergogna di confessare di avere mancato a una promessa di onore per... per ingannare il Magistrato : come di fatti fu in prima Istanza, ignobilmente ingannato.
     Quarta menzogna. Questa è già stata giudicata oda voi, uomini di onore, prima che Magistrati, da voi che non potete a meno di avere sperimentato nelle vostre anime quel senso di ribrezzo provato dal pubblico unanime e che si manifestò in un urlo solenne di in- *
   dignazionc, quando questo miserabile, che non è degno,... (per uniformarmi scrupolosamente alla storica frase del Presidente) che non è degno di occupare un seggio in Senato, questo miserabile, dico, ebbe la suprema, incredibile, inaudita o svergognata temerità di inventare l’altra storiella del bacio che avrei dato in pubblica strada a una giovine Modella dello studio del Prof. Malatesta... Il querelante ha fatto bene a fuggire...
     Avo. Cimino: Non è fuggito : ci sono io per lui! (ilarità generale)
     Voci del pubblico: È semplicemente scappato.
     Imputato : Che l’avv. Cimino divida col Pasquale l’alto onore di occupare il posto legalmente assegnato al querelante non c’è bisogno che me lo insegni : lo vede bene tutto il paese.
     Ma quel che non vedo nell’aula è il Querelante: come non si vedeva il primo giorno del dibattimento, quando l’altro vice-Pierantoni pretendeva, che ei fosse dentro, mentre stava fuori : logica pieranto-niana ! Prosieguo. Se non fosse fuggito gli avrei ripetuto sul viso il medesimo epiteto di mentitore sette volte codardo.
     Ed ora aggiungo. La Modella, che si trasmutò subito in una vecchia venerabile di 70 anni anderà a raggiungere, Ira lerisate generali, lo schiaffo notturno e misterioso e le altre bugie di gambe cortissime ; ma ci sono due cose che non passeranno : la pubblica vostra confessione di avere mentito in Tribunale, confessione strappatavi dalla mia e dall’indignazione pubblica, e lo schiaffo, [non notturno, non misterioso, ma solenne, ma palese, che un Silvio Spaventa, questo orgoglio della patria rigenerata, col suo martirio, vi impresse sulla faccia, quando in piena Camera, dopo avere risposto a tutti isuoi contraddittori, a voi solo sdegnò di rispondere e proferì queste precise parole: (movimento dì curiosità e di profonda attenzione) * All’Onorevole Pierantoni non no nulla da dire : perchè non uso rispondere a chi,
NULLA AVENDO FATTO PEL SUO PAESE, SÌ Vanta r-MCHr
rosamenic come se tutto avesse fatto „ (Sensazione profonda, mormorio prolungato nella folla accalcata nell’ Aida).
     Vengo alla quinta menzogna....
     S. E. il Presidente Bernardi (sorridendo) Si ricordi che sono sette !...
     Imputato: Sarebbero più di sette,Eccellenza, ma per corrispondere alla promessa di essere breve e al paterno ammonimento del venerabile Magistrato, che presiede il Giudizio, mi restringerò a smentire le più grottesche. Disse il Querelante: che egli non vendè il suo patrocinio al negoziante candidato di Marigliano, che egli raccomandò, prima di essere fatto Senatore, per 10 mila lire, perchè il suo successore è un Avvocato e non un Negoziante. Ma chi ha parlato di questa simonia elettorale, e chi ha detto, che il suo supposto raccomandato riescisse eletto ? La spontaneità di tali chiarimenti mi sorprese tanto più, quando vi aggiunse 1’ altra bugia, che ora vengo a sfolgorare, con un Documento....
     S.E. Presidente: Si ricordi che sono sette] Prego..
     Imputato: Non dubiti, Eccellenza. Sarò breve! Disse il bugiarda Querelante, che io scrissi al Prefetto di Caserta ed al Sindaco per avere notizie di quelle 10 mila lire. Or bene! Ciò è una menzogna. Ecco la risposta del Prefetto, di quella degna persona del Comm. Giorgetti, che prova come gli chiedessi di tutt’altre notizie.
                        Caserta 16 Settembre 1884 Illustrissimo Sig. Professore,
   I! fatto, die concerne il Senatore Pierantoni, di cui mi scrive nella sua pregiatissima del 13 corrente, parali ben poca cosa, e si riduce ad una gherminella fatta alle Guardie Municipali col sottrarre alla loro vigilanza uu giovane pervenuto da Napoli per trattare con lui di affari urgenti di professione, li fatto non ha base per azione penale, perchè le disposizioni municipali non emanano da un’ ordinanza scritta o pubblicata, ma da criteri del Sanitario che sorveglia alla Stazione le numerosissime provenienze da Napoli. Eìla perciò, distintissimo Professore, a mio modo di vedere, farebbe bene a non occuparsi di tal fattarello; tale è anche il parere di questo ottimo Sindaco, che non è certo un ammiratore del Pierantoni.
   V. S.ha iniziata una bella o santa missione — il restauro del Principio di Autorità nella coscienza popolare, mediante la rispettabilità delle persone che lo incarnano e rappresentano, nè deve bruttarla e profanarla con tale miseria.
   Perdoni, La prego, questa mia franchezza, mi comandi ove posso, e mi creda con verace stima
                                     Devino Suo Giokgetti.
   Settima menzogna. Affermò il Querelante, che per mezzo dell’on. Grimaldi cercai di ottenere dal Coppino la Cattedra, ed altre menzogne analoghe. Or bene! io mi sono volto al Capo dello Stato con un Ricorso per