128 ci annunziò una tempesta. Aveva una faccia così scura, eh' io pensai non fosse abbastanza pratico di quei paraggi, per affrontare serenamente la burrasca. Fece ammainare tutte le vele, e la nave procedette lentamente, come le acque la portavano. Calò la notte, chiara e fredda, ed il capitano già pensava che i segni annunziatori della burrasca lo avessero ingannato, quando un altra nave, che niuno aveva da prima notata, passò a un tratto rasente la nostra, con rapidità spaventevole. La tolda della nave straniera risonava di canti e di grida, e quella folle baldoria, in quell'ora di angoscia, mentre si aspettava la bufera, mi fece non poca meraviglia. Ma il capitano, ch'era accanto a me, divenne bianco come un cencio. « Siamo perduti! » — diss'egli: « Ecco la morte che passa ! » Prima ch'io potessi domandargli il significato di quelle strane parole, i marinai si precipitarono sul ponte, con grida e lamenti: «L'avete veduta?» _ dicevano: « È finita oramai per noi! » Per confortarli, il capitano fece leggere qualche versetto del Corano, e si mise egli stesso al timone. Ma la procella scoppiò furiosa: per un poco la nave resse all'urto tremendo; poi, scricchiolando, si piegò sul fianco. Furono gettate in mare le scialuppe, e 1' ultimo marinaio era appena sceso, quando vedemmo la nave sprofondare a un tratto, inghiottita dalle acque. Con essa era perduto tutto il poco che mi rimaneva, ma in quel momento nemmeno ci pensai: il peggio era che la scialuppa non poteva sostenere l'impeto delle onde, e la tempesta infuriava sempre più. i