94 IL CEDRO DEL LIBANO. ' Gustavo era infatti in viaggio in quell'orribile giornata, ma non si curava del tempo perverso; aveva una buona pelliccia, i suoi pensieri allegri che gli tenevano desta la fantasia e non s'accorgeva del freddo. Era proprio contento ; il suo lavoro era finito, l'esito ottenuto non poteva esser migliore ed ora si faceva una festa di ritrovarsi dopo tanto tempo in mezzo ai suoi e rivedere la bella fanciulla che aveva scolpita nel cuore; egli pensava come lo avrebbe accolto, al suo sorriso , alla sua stretta di mano; ed era tanto felice che quando giunse a M...., scese precipitosamente dal carrozzone e sdrucciolò in mezzo alla neve, ma fu l'affare d' un secondo; lasciò i suoi bauli alla stazione e via di corsa verso casa sua. Ecco il viale che conduceva al villaggio: come erano strani quegli alberi con tutti i cappuccetti di neve che nella penombra parevano fantasmi ! Egli affondava nella neve ; il vento gli soffiava in faccia, ma non ci badava ; saltava in mezzo a quelle strade bianche come uno scolaretto. Ecco le prime case del villaggio, ecco il piazzale della chiesa: quante volte in quella stagione con un tempo simile, s'era divertito lì su quel piazzale a faldelle statue di neve! Ma cos'era quella massa bianca? Proprio una statua; ve n'erano dunque ancora di quelli che si divertivano a quel giuoco! e poi più giù un'altra ancora. Fra quella neve, in quella solitudine, parevano spettri. Ma ecco un bagliore uscire da una casa ben nota ;