35 I FIGLI DI MARTA. Quei fanciulli portavano un po' d'allegria nella loro casa e poi la sua mamma gli preparava un buon pranzetto e gli raccontava a tavola le storie di quando era bambino, che lo aveva voluto far studiare, perchè non era un zuccone come gli altri ragazzi, e poi faceva dei bei progetti per l'avvenire. Ahimè! la sua povera mamma era in camposanto coperta di terra e di neve, e lui era là solo come un romito. No, non potrebbe mangiare, il giorno appresso, il cappone che gli aveva preparato la moglie del giardiniere; piuttosto lo regalerebbe ai poveri e lui andrebbe a pregare sulla tomba della mamma. Era immerso in questi pensieri, quando vide entrare la Gina in quello stato. — Che è accaduto ? — disse con aria inquieta. — Nulla ; deve scusarmi se sono venuta. — Anzi, ho piacere di vederti ; ma siediti qui presso al fuoco che sei tutta bagnata. - Non posso fermarmi, perchè a casa non sanno eli' io sia venuta e m'aspettano. — E perchè sei scesa con questo tempo? - Checchino è ammalato e il dottore ha detto che muore se non. gli diamo del brodo. — E gliene avete dato, del brodo? — Non ne abbiamo noi ; siamo poveri. - Dio mio ! siete ridotti in questa miseria e non mi dite nulla ? Il babbo non volea dirle nulla, appunto perchè è povero, ma se venisse a casa nostra, sarebbe contento.