13 I FIGLI DI MARTA. III. Quando la Marta ebbe dal suo compare il pizzico di semente promessole da tanto tempo , non porea più star nella pelle dalla contentezza ; poi sperava di poter ricavare un bel gruzzolo anche da quella che aveva in società col padrone ; si teneva certa del raccolto e già sognava di vedere il suo Tano a dir messa, col camice bianco tutto adorno di trine e colla stola trapunta d'oro. Allora sì che sarebbe parso davvero un san Luigi ! e tutte le comari si sarebbero morse le labbra dall' invidia ed anche la moglie del fattore che la guardava dall'alto in basso come se fosse una principessa. Ma se i bachi del padrone andavano discretamente quelli del suo compare nascevano tanto tisicuzzi e malati che facevano pietà a vederli. Essa che non voleva veder i sm-i progetti andarsene in fumo, pensò d'interpretare a suo modo il detto : Aiutati che Dio t'aiuterà. Man mano che- i suoi bachi crescevano malaticci li cambiava con altrettanti sani di quelli del padrone ; alla fin fine egli ne aveva tanti che qualcuno poteva bene andare a male. Scelse quindi per sè i migliori e fece in modo che i suoi divennero tanto belli che il compare quando andava a trovarla le diceva : — Mi fa rabbia vedere che i vostri vanno così bene, mentre i miei ho dovuto gettarli tutti sull'aia. E sì che