68 IL CEDRO DEL LIBANO. ' avea poco prima data al cedro, ma non disse nulla e si contentò di fare un grazioso cenno del capo. Anclie Gustavo chinò il capo in silenzio, poi le chiese se le piaceva quel sito, tanto per dir qualche cosa; ma in quel momento si trovava molto stupido. Emma era in ammirazione per quel giardino, per quel lusso di piante e di fiori. — Ma fa onore al suo nome; è proprio Villafìorita, — andava dicendo. — Non ho mai veduto piante così rigogliose. Guarda quelle rose come si arrampicano a quel muro formando dei rabeschi capricciosi. Che bellezza di tinte , come fanno impallidire i ricami che si facevano in collegio! non è vero, Lidia? Ma come fate ad aver dei fiori così belli ? E questa vaniglia che cresce per dispetto come la gramigna ! Io non capisco ; sembra un giardino dei racconti delle fate. — È il babbo, — disse Lidia, — che ha tanta cura del giardino ; ma prendi tutti i fiori che vuoi, sai ; vieni tutti i giorni, se credi, a prenderne, ci farai piacere. — Grazie , — rispose Emma. — Voglio prendere quella rosa. E faceva per staccare una bella rosa d'un rosso-cupo coi petali che parevano di velluto. — Ahi, — disse, — mi sono punta! — Bisogna prender le forbici, — disse Lidia. — Lo sai bene che le rose hanno le spine. — Peccato; senza le spine sarebbero troppo belle! Ma intanto Gustavo, felice di farne omaggio alla bella