144 PUCCETTINO Preso un grosso coltello e si avvicinò ai fanciulli, arrotando l'acciaio sopra una pietra che teneva con la sinistra. E già ne aveva afferrato uno, quando la moglie gli disse: — Che cosa volete farne a quest'ora? Non avete tempo domani ? — Taci — disse l'orco — se li ammazzo questa sera, saranno più frolli domani. E la moglie riprese: — Ma avete ancora tanta carne: ecco qui un vitello, due montoni e un mezzo maiale. — Hai ragione — disse l'orco — falli mangiar hene, perchè non diventino magri. Ma i poveri fanciulli non poterono mangiare, tanta era la loro paura. L'orco intanto tornò al suo vino, felice di aver quel buon piatto da offrire ai suoi amici. Bevve una mezza dozzina di bicchieri più del solito: il vino gli andò alla testa; così dovette coricarsi presto. L'orco aveva sette figlie, ancora bambine; tutte belle di colorito, chè mangiavano carne fresca come il padre; ma avevano gli occhietti grigi e rotondi, il naso forcuto e la bocca larghissima con certi denti acutissimi e molto lontani l'uno dall'altro. Non erano ancora troppo cattive; ma promettevano di esserlo molto chè già mordevano i bambini per succhiarne il sangue. Le avevano messe a dormire presto, e si trovavano tutte e sette riunite nello stesso letto. Ciascuna aveva sulla fronte una corona d'oro.