PUCCETTINO 139 Ma non poterono parlarne senza che Puccettino li udisse; il quale decise di uscirne come già ne era uscito. Ma, quando si fu alzato, all'alba, per andare al ruscello e trovarvi i piccoli ciottoli bianchi, trovò chiusa la porta a doppio giro. Non sapeva come rimediare, quando la madre diede ad ognuno di essi, per colazione, un tozzo di pane, ed egli pensò che avrebbe potuto benissimo servirsi del pane, invece dei ciottoli, spargendolo in bricciole lungo la strada. E se lo nascose in saccoccia, I genitori li condussero in un punto della foresta più denso e più scuro e quando vi si trovarono tutti guadagnarono una scorciatoia e li abbandonarono, Puccettino non se ne addolorò troppo; ch'egli era convinto di ritrovare facilmente la strada seguendo le bricciole del pane che egli vi aveva seminate. Ma la su'a sorpresa fu infinita, quando non potè ritrovarne neppure una. Erano discesi molti uccelli e avevano mangiato tutto. Eccoli dunque disperati: che più camminavano e più entravano nel fitto della foresta. Venne la notte e con essa un vento furioso che faceva provar loro certe paure spaventevoli. Essi credevano di sentir dappertutto, intorno a loro, gli urli dei lupi che si precipitavano per divorarli. E non osavano quasi parlare, nè volgere il capo. Poi cadde la pioggia: una pioggia fitta che li bagnò tutti fino alle ossa: ad ogni passo scivolavano, cadendo nel fango, da dove si rialzavano molto sporchi, non sapendo dove mettere le mani, Puccettino salì sulla cima di un albero per vedere di scoprire qualche cosa; e avendo guardato tutto intorno