76 LA JUGOSLAVIA ECONOMICA l’avversione serbocroata verso l’Ungheria salvandosi coll’aiuto degli avversari magiari. Ma, la Casa d’Absburgo, ottenuto il suo scopo, cioè battuta la Rivoluzione in Lombardia, nel Veneto, nell’Ungheria e a Vienna, abolì il sospetto e pericoloso Ducato Serbo e ristabilì lo statu quo ante ! Da allora, cominciò a farsi strada l’idea, che non la parte della Nazione Serbocroata, soggetta all’Impero degli Absburgo, era chiamata a porsi alla testa del movimento di liberazione, ma bensì quella piccola Serbia, che — libera ed indipendente — si addestrava nell’arte bellica e statale. B veramente anche durante i funesti governi degli Obrenovic, ma molto più al principio del secolo XX, cioè verso l’avvento al potere di Pietro I Karagjorgjevic, in Serbia si era convinti della veridicità della profezia di Mazzini, secondo la quale — per addivenire all’unità nazionale jugoslava — occorreva abbattere prima il colosso ottomano, e poi quello austriaco. Ritornando alla Vojvodina, questa — nel 1849 — ha cessato di esistere politicamente. Essa costituiva i tre oomitati ungheresi di allora: la Baranja, la Backa e il Banato, ossia l’Alfòld Ungherese (Bassopiano dell’ Ungheria meridionale). Nella sua massima parte, la Vojvodina è abitata da Serbocroati, detti Soktzi e Bunjevtzi a secondo della religione praticata, ortodossa o cattolica. L’Ungheria, vera figlia dei metodi absburgici e maestra anche nella politica del “ divide et impera „, si curava di tenere ben distinte le due frazioni, ohe parlano tuttavia una sola lingua, anzi uno stesso dialetto, ed hanno gli stessi costumi nazionali e gli