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CAPITOLO DEC1M0PR1M0.

in uno Stradivario, ma in novantanove casi su cento metterà uno Stradivario ad infilare i versi e manderà un Dante a fare i violini ; ed in ambedue i casi avremo un resultato negativo.
    Non è senza una certa reluttanza eli’ io torno a trattare l’argomento delle università italiane, soverchiamente numerose ; ma non posso trattenermi dal dimostrare a quali danni esponga l’Italia il malgoverno della sua istruzione accademica. La cosa più indispensabile per Io sviluppo dell’ intelletto umano è che gli si permetta di trovare la via da sè, e ciò potrà accadere difficilmente in un paese ove non esistono, propriamente parlando, istituzioni collegiate. In Italia non è come in Inghilterra, ove il collegio costituisce per sè stesso una piccola comunità, col-l’adito chiuso a qualunque pensiero del mondo esterno e che sottrae lo studente ad ogni distrazione, ad ogni influenza tanto sociale quanto domestica. Lo studente italiano ha il comodo del liceo e dell’ università nella propria città, spesso accanto all’ uscio della casa di suo padre. Qualche ora della mattinata o dopo mezzogiorno dovrà forse passarla ad assistere alle lezioni, ma il rimanente della giornata è a sua disposizione, e nulla lo costringe ad abbandonare le sue abitudini domestiche o sociali. .Può andarsene liberamente al caffè, al teatro, può insomma dividere il suo tempo tra il dovere ed il piacere, come qualunque altro sfaccendato cittadino. Il noto Padre Curci il quale in Inghilterra aveva .studiato 1’ ordinamento della università di Oxford, immaginò di fondare qualche cosa di simile in Italia, ed indusse la Compagnia