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         terzi, e sentendo per conto suo e non per conto degli altri, — esige imposte e le converte in servizi pubblici: ciò non toglie che il singolo individuo, chiamato a contribuire -èm anche se ha soltanto mezzi politici per far valere il suo consenso 0 rifiuto con il sistema finanziario — considera l’imposta che lo colpisce come il prezzo di un complesso di vantaggi che gli vengono procurati e a questa stregua ne risente effetti economici. Od anche, sia vero che l’imposta che lo grava e il beneficio che riceve siano frutto di una coazione che egli subisce per parte di un tutore, il quale, forse con vantaggio del contribuente, sostituisce il suo giudizio e la sua condotta tutrice al giudizio subiettivo del contribuente stesso intorno alla propria convenienza, e che quindi il sistema informatore di un sistema tributario è quello che scaturisce da giudizi informati all’utilità sociale o collettiva, ciò non toglie che, ad imposta prelevata, e a servizi pubblici resi, ogni singolo contribuente senta e ragioni dell’imposta come del prezzo dei servizi e in conformità si atteggi, e, che parallelamente con un fenomeno di finanza, in senso stretto, s’abbia un fenomeno di economia individuale. Orbene, questo [A questo punto il manoscritto s’interrompe].
          Appendice II: DUE LETTERE DI PARETO A PANTALEONI
             Per comodità del lettore, ristampiamo qui di seguito le due lettere che Pareto indirizzò a Pantaleoni in data 24 novembre 1898 per chiarirgli la propria posizione attorno al c.d. « Teorema del Barone » [cfr. Barone, 1894]. Fonte: De Rosa (a cura di), 1960, voi. II, pp. 249-252.
                                         I Lettera
                                                                         Losanna, li 24 novembre 1898
         Caro Amico,
             il teorema di cui mi scrivi riproduce sotto forma concreta la proposizione di certi statisti i quali affermano che, crescendo le imposte sul popolo, questo lavora di più. Era quasi un assioma per gli uomini di Stato dei secoli scorsi che imposte gravose erano necessarie per impedire la pigrizia del popolo di distorglielo dal lavoro. Tale proposizione è falsa, perché non considera le variazioni dello standard of life. L’esempio degli Stati Uniti di America dimostra che non è colla miseria degli operai, bensì col pagare loro alti salari che si fa crescere la produzione.
             Bisogna evitare simili contradizioni tra la teoria e i fatti, se no si scredita la teoria. Perciò raccomando di usare prudenza con quei problemi. Capisco che fanno piacere, perché pare che dieno modo di sciogliere in modo semplice quistioni intricate e difficili, ma è un’illusione.
             Addio, credimi aff.mo amico
                                                    Vilfredo Pareto