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RIVISTA BANCARIA
I ¿irebbero discendere tutti i saggi (come, proporzionalmente, nei periodo mondiale 1800-1900), verrebbero prestati con assai maggiore facilita e larghezza e fomenterebbero, allora sì e naturalmente, una vera, solida, durevole ripresa economica nel inondo.
     Il bene incommensurabile esteso, per così dire, a tutti i pori ■dell economia nazionale e mondiale, che deriverebbe da tale sviluppo naturai)- delle situazioni materiali se la geniale idea del disarmo si attuasse, sarebbe accompagnato da altro e forse ancor maggior bene morale e psicologico col dare a questo mondo inquieto, malsicuro pur nella sua fatalistica apatia, fiducia, tono, pensiero e forza.
                                                Disarmo.
     Sotto la pressione ognor più alta delle situazioni economiche e finanziarie non finiranno gli Stati coll’accedere ad un disarmo reale, alla grande, tagliente riduzione degli schiaccianti oneri militari che incancreniscono tutti i bilanci, di tutti gli Stati, poveri, agiati e ricchi?
     Se la presente crisi dovesse, magari anche con ulteriori inasprimenti, imporre tale resultato, essa sarebbe da benedirsi dai popoli tutti.                                                          1
     Può obbiettarsi che le spese per le armi e le opere belliche danno lavoro,^ restano in Paese e non costituiscono che un passaggio di londi dall’economia privata allo Stato, con ritorno ancora all'econo-mia privata.
     In realta le spese militari non si evaporano ma si traducono in lavoro concreto ed in remunerazioni effettive. Non quindi le spese militari in sè e per sè costituiscono un grave onere economico, ma la natura del loro indirizzo e della loro erogazione. Esse sono anzitutto spese di Stato, e come le maggior parte delle spesa di Stato sono di minor reddito « economico » che le spese dell’economia privata, considerata nel suo insieme anche nel tempo — e non nei suoi errori (favoriti troppo sovente dagli Stati).
     In secondo luogo le spese militari sono spese prettamente « con-sumative », che possono essere anche utilissime, come assicuranti la « sicurezza », l'indipendenza dei Passi ed altresì, almeno nella maggior parte dei Paesi europei nei quali i « pronunciamentos » non si verificano, la loro tranquillità interna, ma tale utilità sta, al pari di pressoché tutti i consumi, in un netto senso di misura. Il cibo è non solo utile ma essenziale, ma se nell’ingerirlo si sorpassa la capacità dello stomaco, esso diventa dannoso e, persistendo l’eccesso, pericoloso.
     Le spese consumative ed ancor più quelle che sono spese di consumo nel modo più spiccato, non sono menomamente riproduttive, quindi il loro vantaggio economico scompare e diventa anzi assolutamente negativo in confronto alla possibilità di lasciare all’economia privata (pur coi suoi errori... semistatali) il correlativo elevatissimo ammontare, o magari di spenderlo gli Stati stessi, ma con scopi riproduttivi.
     (»li Stati, anche i minori della Balcania e dell’America centrale e meridionale, spendono somme ingenti a costruire officine che non