ANTICHI NAVIGATORI DEL MEDITERRANEO       1ÙÙ

eia paragone fra i caratteri topografici dei luoghi che ha pur dianzi lasciato, con quelli delle contrade che, dopo alcuni giorni od alcune ore di navigazione (a seconda dei meridiani che percorre), si spiegano dinanzi a lui, senza che la sua mente rimanga compresa dell’immenso divario fra quelle regioni, e del divario più grande ancora delle influenze morali, politiche e sociali che dovettero da lunga ora derivarne fra i popoli stanziati in quelle diverse contrade. — Mentre le smisurate pianure, la monotona uniformità dei climi, il lungo corso dei fiumi, le alte catene di montagne, i deserti inospitali di sabbia, fanno dell Oriente 1 acconcia sede del despotismo, la patria della tirannide così della spada come del tempio, sulle rive settentrionali del Mediterraneo, all’incontro, la moltitudine delle isole poste a guisa di ponte tra l’Asia e 1 Europa, le sponde frastagliate da seni e golfi innumerevoli, 1 alternarsi continuo di monti e di valli, 1 infinita varietà delle temperature e dei climi e la conseguente diversità delle produzioni del regno vegetale e dell’animale, tutte queste condizioni rendevano impossibile quella pesante e plumbea uniformità, che le astute teocrazie aveano imposto alle più orientali e meridionali popolazioni. Quivi il genio vivo, procacciante, mobilissimo delle razze caucasee comincia a farsi sentire; quivi spontanea ed incoercibile prevale la libera iniziativa dell’individuo all’assoluto comando del despota ed al forzato consenso delle moltitudini; tutto ci dice che quivi l’uomo acquista la nobile coscienza de suoi di