luzioai tecniche ed organizzative sono as- sai complesse e differenziate a seconda del tipo di industria. Basti solo ricordare che le grandi trasformazioni dell'organizza- zione d'officina (studio dei tempi e meto- di. linea di montaggio, transfer) sono nati dall'esigenza di migliorare continuamente il movimento dei materiali. Infine, l'avvento dapprima dei centri meccanografici e poi degli elaboratori elet- tronici ha dato l'avvio a radicali trasfor- mazioni. non solo delle strutture organiz- zative aziendali e della concezione del pro- cesso produttivo ma anche delle tecniche e delle tecnologie d'officina. L'evoluzione tecnologica porta essa stes- sa alla evoluzione della organizzazione del- l'azienda. La organizzazione è ormai di- venuta una scienza, con i suoi studiosi e ricercatori (da Taylor e da Fayol, fino ai contemporanei Peters. Drucker. Urwick. White). E' soprattutto dopo l'ultima guer- ra — nonostante alcune applicazioni si fossero già fatte, come nello studio dei tempi di lavorazione — che si acquista conoscenza delle nuove teorie sull'orga- nizzazione aziendale e dei vantaggi che ne erano derivati alla produttività e al- l'efficienza generale di complessi indu- striali di ogni dimensione, specialmente negli Stati Uniti. Per esigenze delle mo- derne tecniche produttive, la direzione aziendale sarà sempre più portata a dele- gare le responsabilità ad elementi quali- ficati, riservandosi il compito dei controlli dell'andamento dell'azienda, dopo aver fissato gli obiettivi con i quali confrontare i risultati ottenuti. I moderni mezzi, come i calcolatori elettronici, offrono al respon- sabile dell'azienda, con la loro rapidità di informazione, la possibilità di influire tempestivamente sullo stesso processo ope- rativo, in modo da orientarlo all'osservan- za del programmi stabiliti. Questo è in fondo il significato vero dell'automazione, nelle parole di John Diebold : « L'automazione è un mezzo per analizzare, organizzare, e controllare i processi produttivi, per conseguire l'uso ottimo di tutti i fattori, meccanici, mate- riali. umani. Si può parlare di automa- zione quando si incomincia ad esaminare l'organizzazione aziendale come un suste- ma di altissimo ordine, completamente integrato. L'automazione è un modo di pensare, un modo di considerare i fattori della produzione e l'azienda nel suo in- sieme: è un qualcosa di altrettanto rivo- luzionario come l'idea fordiana della li- nea di montaggio ». Da queste nozioni e constatazioni di or- dine tecnico l'ing. Gioia ha tratto con- clusioni di alto concetto umano e sociale. Tra venti o trent'anni il mondo sarà del tutto diverso da quello di oggi, pur già tanto mutato nell'ultimo cinquantennio. « L'unica incertezza, tra le previsioni di benessere e di elevazione culturale, risiede proprio nell'uomo, nella sua capacità di utilizzare le enormi forze disponibili e di volgerle al bene piuttosto che al male. L'uomo è più che mai il padrone del suo destino, mai ha avuto più ampie e deci- sive responsabilità. Davanti a quelle che l'ultimo premio Nobel di letteratura. Saint John Perse, chiamava le « ouvertures dra- matiques de la science moderne », noi sen- tiamo come le nostre considerazioni sullo sviluppo tecnologico non possano trovare adatta conclusione se non su un piano diverso: non tecnico, ma morale, e quindi in definitiva religioso. Il progresso tecnico è il segno di un crescente dominio del- l'uomo sulle forze naturali Esso è dunque essenzialmente buono, perchè conforme al comando divino di « assoggettare » il mon- do. Ma l'uso del progresso tecnico pone pur sempre alla libertà dell'uomo una scelta, che noi uomini facciamo giorno per giorno, per il bene o per il male, se- condo quegli schemi ideologici ed etici che ci saremo dati. Tant'è la forza dell'idea! Ricordiamo — scriveva l'Eminentissimo Cardinale Siri relatore alla seduta di aper- tura del nostro Congresso — che tutto ciò che è fisico è sempre in stato di inferio- rità dinanzi alla intelligenza... L'uomo è superiore a quello che tiene in mano e può usare e non usare. Quello di cui ha bisogno eterno l'uomo, e che forma la so- stanza della sua passabile esistenza, non è affatto nel margine delle sue conquiste scientifiche; queste sostituiscono nulla di sostanziale al suo spirito, alla sua dilata- zione verso margini infiniti ed eterni, al suo amore » VIAGGIO A GIBILTERRA CON LA "1100" Queste originali fotografie - cortesemente mandateci dal dr. Lino Pellegrini direttore della rivista • Bellezza d Italia .— sono^ state eseguite alla Rocca di Gibilterra. La prima presso il faro di Punta Europa, l'altra durante... un assalto delle celebri «d Gi- bilterra alla « 1100 La leggenda vuole che Gibilterra resti possedimento inglese fino a che vi saranno scimmie sul suoterntoimLe autorità provvedono alla periodica importazione delle bertucce che trovano qui un ambiente assai diverso dai loro natural. luogh di origine: ma le scimmiette non si annoiano e combinano guai rubando ogni cosa dalle automobili lasciate aperte, e nei momenti di buon umore accettano frutta e dolci dai numerosi turisti di ogni paese. LA FRONTIERA E' noto a tutti l'Inspirato discorso programmatico di Kennedy con l'ap- pello alla « nuova frontiera ». Luigi Einaudi, in un magistrale articolo sul « Corriere della Sera », ha ricordato che la parola « frontiera » ha avuto nella storia degli Stati Uniti un con- tenuto decisivo. « Si è sempre parlato in quel paese del- la " frontiera " come di un fattore di co- struzione di una società nuova. Dal gior- no in cui i " padri pellegrini " sbarcarono nel seicento sul suolo americano, per cercarvi protezione contro la tirannia re- ti ligiosa e politica, ad oggi, il fattore " fron- tiera " è stato dominante. La frontiera dalla costa atlantica si è continuamente spostata sino a raggiungere le coste del Pacifico verso la metà del secolo scorso. I 13 stati originari a poco a poco, grazie allo spostarsi della frontiera, diventarono 48; ed oggi sono 50 con la proclamazione a stati dell'Alaska e delle isole Haway. Gli Stati Uniti hanno accolto i due nuovi stati, sopravvenuti per circostanze acci- dentali. tuttoché separati dal territorio nazionale da grande tratto di terra o di mare; ma non intendono estendere la frontiera al di là dei confini del suolo nazionale. * Tuttavia, l'aspirazione ad una esteta sione ideale della frontiera è profonda- mente radicata nell'animo degli ameri- cani. perchè essi vi possano rinunciare. La " frontiera " ha dato alla psicologia degli americani i caratteri suoi più pro- fondi. più vivi, più energici. Se essi sono individualisti, energici, ingenui; se essi non si lasciano abbattere dalle avversità, se essi non temono di restare alla lunga senza lavoro, debbono tutto ciò alla fron- tiera. Alla peggio, se la dimora antica diventava ingrata, c'era la frontiera; c'e- rano i grandi territori ancora vuoti, dove ognuno poteva occupare la terra e crearsi una nuova vita; c'erano i crocìcchi delle strade e delle ferrovie, dove era sempre possibile costruire un nuovo borgo, forse destinato a divenire una grande città. «Era sempre possibile vendere i terreni appoderati o già frazionati in lotti citta- dini. e col ricavo spingersi avanti nella prateria ed iniziarvi una nuova vita. La frontiera dava speranza ed inspirava co- raggio. Perciò gli americani non sanno rinunciare all'idea della frontiera; nè vi rinunciano gli italiani che. se pure rag- gruppati sovrattutto negli stati dell'Atlan- tico si sono spinti un po' dappertutto ed in California hanno creato imprese mira- bili agricole ed industriali. La più grande banca degli Stati Uniti, prima di chia- marsi Bank of America aveva nome Bank of Italy ».