¡1 meglio dai giornali il meglio dai giornali il meglio dai giornali il meglio dai giornali II meglio dai giornali il meglio d
Oltre i 37 gradi è già febbre
La temperatura alta è solo
un sintomo di qualcosa che
non va. Bisogna sempre risa-
lire alla sua origine. Il nostro
organismo è infatti un grande
laboratorio chimico. Vi si
svolgono in continuazione
complesse reazioni che tra-
sformano tutte le sostanze
introdotte (l'aria che respi-
riamo, gli alimenti, i liquidi)
producendo l'energia neces-
saria alla vita.
Perché tutte queste reazioni
chimiche (che fanno parte
del processo detto metaboli-
smo) possano avvenire in
condizioni ottimali, bisogna
che la temperatura sia man-
tenuta costante tra i 36 e i 37
Partita "in diretta"
gradi. Questa è la temperatu-
ra cosiddetta fisiologica che
nei mammiferi e quindi an-
che nell'uomo è tenuta co-
stantemente sotto controllo
da un centro localizzato nel
cervello.
Reazioni automatiche come
il brivido quando fa freddo, la
sudorazione abbondante
quando fa caldo tendono a
ristabilire le condizioni di
equilibrio. Ma se per un moti-
vo qualsiasi la temperatura
supera 11 livello di guardia, il
corpo produce più calore di
quanto sia necessario e si ha
la febbre.
Il centro del cervello che re-
gola la temperatura è l'ipota-
lamo. Esso riceve impulsi
dalla periferia (pelle, organi,
sensi) e anche impulsi psichi-
ci dalla corteccia cerebrale.
Gli impulsi psichici svolgono
un notevole ruolo sul mecca-
nismo di termoregolazione.
Una situazione di stress può
anche provocare la febbre.
Ma in genere le cause sono di
due tipi e possono dividersi in
cause endogene (che nascono
dall'organismo stesso) e eso-
gene (che arridano dall'e-
sterno).	□
tempo libero
la Repubblica
Sondaggio sugli "hobby" italiani
Un tempo qualcuno disse
che eravamo un popolo di
eroi, di trasmigratori, di in-
ventori; ora (i tempi e gli uo-
mini cambiano) stiamo di-
ventando un popolo esperto in
riparazioni domestiche o, per
usare un termine alla moda,
in «bricolage».
Questo il dato più curioso ri-
levato da un sondaggio cono-
scitivo sul tempo libero svol-
tosi nell'ambito del Salone
del Tempo Libero, del Fatelo
da Voi e degli Hobby.
Durante i nove giorni del Sa-
lone fu distribuito al pubblico
un questionario articolato in
sette voci. Le prime tre ave-
vano carattere personale : ri-
guardavano infatti sesso, età
e professione.
Le altre, pur essendo state
elaborate secondo criteri il
più possibile aderenti alle esi-
genze comuni avevano un li-
mite: le risposte potrebbero
infatti essere state influenza-
te da quanto l'interrogato ha
potuto vedere nel Salone e dal
La lettura ai primi posti
R1P. DOMESTICHE	1
LETT'JRA	1159%
LAV.ARTIGIANALI	........... ..... .....................i 111,08 %
FOTOGRAFIA	11 %
GIARDINAGGIO	9,26%
SPORT	8.4%
DEC. INTERNA	6.18%
LAV. MECCANICI	i 5,35%
MODELLISMO	4,82%
PITTURA	4.5%
FILATELIA	392 %
COLLEZIONISMO	3.83 %
RADIOAMATORI	2,70 %
LAV. MURATURA	: 2.16%
VARIE	ZZ11.2%
Dall'indagine si può notare che - degli hobby che hanno avuto
maggiori preferenze (riparazioni domestiche, fotografia, lettura)
- solo la scelta della lettura, in un certo senso, costituisce una sor-
presa. Per quanto riguarda le riparazioni domestiche e la fotografia
si sono verificate scelte prevedibili.
fatto che non sono state rac-
colte a freddo, ma a distanza
di tempo.
Da notare - questo è un fatto
positivo - che l'unico punto di
raccolta delle schede compi-
late era dislocato in una zona
del Salone ben definita rag-
giungibile nel 75 per cento dei
ca§i solo dopo averlo visitato
quasi completamente.
Al questionario hanno ri-
sposto 6.250 persone, il 12 per
cento circa del totale dei visi-
tatori del Salone. Delle 6.250
schede considerate 4.460 (71,4
per cento) sono state compi-
late da uomini, 1.790 (28,6 per
cento) da donne. Dei 6.250 in-
terrogati, 2.040 ( 32,6 per cen-
to) sono sotto i 25 anni; 2.200
(35,2 per cento) tra i 25 e i 39
anni; 1.380 (22,1 per cento)
tra i 40 e i 54 anni; 630 (10,1
per cento) oltre i 55 anni. Sul
totale delle schede pervenute
e spogliate 2.038 (33,3 per
cento) sono state compilate
da impiegati; 1.820 ( 29,1 per
cento) da studenti; 690 (11
per cento) da liberi professio-
nisti; 510 (8,2 per cento) da
casalinghe; 230 (3,7 per cen-
to) da pensionati; 140 (2,2 per
cento) da operai; 100 (1,6 per
cento) da commercianti; 70
(1,1 per cento) da artigiani; e
infine 610 (9,8 per cento) dà
persone che hanno contras-
segnato la casella «altra pro-
fessione».
«Gli affari migliori», ha det-
to Guido De Rossi, l'organiz-
zatore della rassegna, «sono
stati conclusi in quegli stands
dove si sono svolte dimostra-
zioni pratiche e dove il pub-
blico ha potuto partecipare
attivamente».
Ma l'hobby non è solo un
mezzo per passare il tempo
libero. Intorno alle piccole
manie degli italiani gira in-
fatti un giro di circa 60 mi-
liardi che tende a dilatarsi
ogni anno del 15-20 %.	□
Io, e le mie donne
Da almeno sei anni lavoro per le donne.
Ne ho un milione da accontentare, e maga-
ri uno e mezzo, o due. Non so fare questi
conti. Comunque, lavoro seriamente per le
donne. Non faccio il coiffeur, né il danseur
mondain. Faccio il giornalista. Dopo ven-
tanni di quotidiano «per uomini», eccomi
qui: inviato speciale di «Grazia», il primo
autentico segno di benevolenza del Desti-
no. Perché è un lavoro bellissimo. Per le
mie signore - dolcissime, attente, interes-
sate - ho attraversato persino il Labrador
a piedi, coi cani e le slitte ; mi sono infilato
a mille metri sotto terra in Sudafrica, per
vedere dove si cavano i diamanti, che re-
stano sempre i migliori amici delle ragaz-
ze di buon carattere. Ma ho anche incon-
trato Andreotti primo Minestro, e il mitico
Guido Carli.
Nella versione per signora, i viaggi e i
dialoghi diventano essenziali, non si può
barare, perché la donna è una lettrice
puntigliosa e crede nel suo giornale. L'uo-
mo no, lo legge di sfuggita e - se qualche
argomento non lo convince - pensa che il
giornalista che dice certe cose sia sempli-
cemente uno stupido. Ma poi se ne dimen-
tica e, il giorno dopo, compra lo stesso
giornale. La donna è molto più seria. (Lo è
anche nelle piccole cose: nessuna donna si
è mai innamorata di un uomo sciocco, solo
perché aveva delle belle gambe). La don-
na quando legge - su una rivista di trecento
pagine - una sola cosa che non le va, boccia
tutto insieme, boccia la testata. Chiuso.
Questo obbliga il giornalista a un tipo di la-
voro molto più cauto, misurato, controlla-
to. Così scrivere per le donne, viaggiare
per le donne, intervistare per le donne, di-
venta più appassionante. C'è un controllo
immediato: la lettrice scontenta scrive.
Scrive anche quella contenta. Così, tra una
Ir le e un rabbuffo, uno dovrebbe sempre
capire dove mettere i piedi.
La donna è importantissima. Non tanto
per il' rendez-vous sognato, quanto per la
storia stessa del Paese: i Codici, le leggi,
sono state cambiate solo per loro, per si-
gnore e signorine, un po' maltrattate - bi-
sogna ammetterlo - in passato. Divorzio,
aborto, occupazione, parità di salario sono
i primi fatti che mi vengono in mente. S'è
dovuta riformare la polizia, la magistratu-
ra, la carriera diplomatica, e solo per far
posto alle donne. Agli uomini, in realtà,
certe faccende premevano meno.
Ecco perché anche il giornale femminile
s'è dovuto impiantare su più attuali basi:
su «Grazia», per dire, i fenomeni dell'eco-
nomia, o i problemi della società, non sono
forse spiegati in maniera più esauriente
che non sui giornali «da uomini» ; ma cer-
tamente sul settimanale femminile le cose
vengono spiegate in maniera più- chiara
perché niente è dato per «già conosciuto» e
nessuno dei redattori ha l'ambizione di far
esclamare al lettore : «Ma guarda che cose
profonde dice mai questo qui! Io non ca-
pisco niente, ma dev'essere una gran te-
sta».
Dirò poi che ventanni di quotidiano mi
avevano abituato male : avevo visto tutti i
terremoti, le alluvioni, le sciagure bibli-
che, i delitti celebri e i grandi scontri cam-
pali; mi avevano persino mandato a vede-
re quelli che partivano per la Luna. Ogni
volta mi ero fatto su due piedi un'esperien-
za, ma appena quel tanto che bastava a ca-
pire quel che vedevo, per poterlo gridare
in un telefono nel più breve tempo possibi-
le. Nel settimanale femminile ci si trova,
con un certo sgomento, soltanto tra «spé-
cialiste»: nessuna mia collega fa la moda,
o la cucina, o l'arredamento, o parla del
rimmel a orecchio. O peggio ancora dà
consigli seguendo l'estro della giornata.
Sanno mostruosamente tutto, in maniera
definitiva. Scrivono chiare chiare le loro
cosine, senza nemmeno un «circa».
I capi, i direttori, sono dello stesso stam-
po. Dopo ventanni di strilli, virili parolac-
ce, pesantezze verbali, la prima volta che
una «Signora Direttore» mi ha chiesto un
articolo sottovoce, e per favore, ho pensa-
to che stessero girando qualcosa per la te-
'■5visione.
Per un uomo, se sa il suo mestiere, il ca-
po-donna è il massimo segno della benevo-
lenza divina. Io ne ho cinque, chi più vici-
na, altra più occasionale. Ma è un vivere
d'una civiltà unica. I dialoghi sono dialo-
ghi che potrebbe sentire anche un bambi-
no, e in più la donna ha un pudore per le
sue faccende private che l'uomo talvolta
non ha. L'uomo, in genere, trasferisce sul1
lavoro le liti con la moglie o i pensieri ca- '
salinghi, le preoccupazioni e - possiamo
anche dirlo - certe sue frustrazioni. La
donna, più educata - e resa più furba, o più
matura da secoli di sottomissioni dome-
stiche - taglia nette le due esistenze, che
non interferiscono l'una nell'altra. Specie
se ha compiti di responsabilità. Anzi, a
pensarci bene, vorrei campare abbastan-
za per vedere un grande quotidiano in ma-
no a una donna, una giornalista di quelle
che ho imparato a conoscere io.
In fondo, devo al settimanale femminile
anche una grande emozione: quella di
avermi restituito una certa Sicurezza. Del-
le centinaia di lettere - centinaia e centi-
naia, dico - che arrivano ogni giorno in un
settimanale delle dimensioni di «Grazia»,
ebbene (lo dico con ritrovata civetteria)
ancora numerosissime sono di donne che
pongono l'eterno quesito: mi sposerà? mi
amerà? saremo felici? non mi tradirà
mai? Ecco - e questa è la consolazione -
per quanto importanti possano diventare
le donne, tuttavia, finché ne resterà una di
soavi sentimenti, l'uomo la sua importan-
za non la perderà mai. Anche se è giusto
aggiungere che un'altissima percentuale
di uomini si è avvicinato, con l'aria di
niente, al settimanale femminile: negli ul-
timi tempi cominciavano a preoccuparsi
del fatto che, su tante «cose da uomini», le
donne ne sapessero di più, e meglio di lo-
ro...	□
Ansa
Una bibbia "fatta" a mano
«La Sacra Bibbia» illustrata
da Gustavo Dorè - Fratelli
Fabbri Editori (in edicola
fascicoli da 600 lire).
Il testo è quello ufficiale ap-
provato dalla CEI (Conferen-
za Episcopale Italiana) frut-
to del lavoro di un comitato di
esperti di studi biblici e lin-
guistici, durato più di 6 anni.
Stampata su «Giottesca»,
una speciale carta a mano,
l'opera è illustrata dalla serie
completa delle tavole di Gu-
stave Dorè, riprodotte con as-
soluta fedeltà. Le illustrazio-
ni sono più di duecento (cen-
tocinquantatre per l'Antico
Testamento, settantasette
per il Nuovo). Eseguite nel
1864, rappresentano il capola-
voro del grande incisore fran-
cese che non apprese mai il
disegno, non ebbe maestri e
non frequentò alcuna scuola,
ma che meglio di chiunque
altri seppe tradurre in imma-
gini indimenticabili, oltre al-
la Bibbia, alcuni fra i mag-
giori capolavori della lettera-
tura mondiale.
Quest'opera in edicola, in
fascicoli settimanali (96 in
tutto, a 600 lire da rilegare in
quattro volumi, per l'Antico
Testamento e uno per il Nuo-
vo) apre a tutti la possibilità
di possedere il «Libro» più
noto del mondo.
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