questo può essere realizzato più correttamente con un autosnodato in cui la seconda cassa poggia, tramite una ralla, sul telaio della prima, che non con 2 veicoli distinti, per cui in ogni caso anche supposte sospen- sioni con livellamento perfetto, le variazioni momen- tanee di assetto non possono che condurre a posizioni eccessivamente variabili del collegamento stesso. È certo che sulle soluzioni da dare a questo veicolo, hanno influito le risultanze delle discussioni sul pro- blema generale degli autotreni o dei veicoli articolati, previsti per trasporto merci. Sono quindi affiorati interessi discordanti dei costruttori e degli utenti che hanno deformato la regolamentazione e hanno gene- rato la discrepanza cui si è sopra accennato, mentre invece tanto l'autotreno a collegamento permanente quanto l'autoarticolato, entrambi per trasporto pas- seggeri in servizio urbano o interurbano, dovrebbero avere la stessa lunghezza ammessa. In altre parole, in entrambi i casi 18 m, ovvero se 18 m sono ritenuti eccessivi, 17 o 16,5 m, ad esempio, per entrambi i tipi di costruzione. Ritorniamo ora al nostro veicolo ad 1 cassa, e facciamo riferimento ad un'area lorda di 2,50 X 11 m2. La tabella (fìg. 1) riporta un computo di aree e di pesi relativi ad un autobus urbano ad 1 cassa, computo eseguito conformemente alle disposizioni vigenti (1961). Da questo computo si deduce intanto che circa 3 m2 vanno perduti a causa dei raccordi necessari agli spigoli della cassa e dello spessore del fasciame; altri 4 m2 sono dedicati al posto di guida ed al personale di servizio, oltre che ai pozzetti in corrispondenza delle porte. L'area utile a disposizione dei passeggeri si è ridotta quindi approssimativamente a 20,5 m2, cioè le aree non utilizzate rappresentano il 25% dell'area totale lorda disponibile. Il numero dei posti offerto è quindi circa di 100, di cui, per maggiore esattezza, 21 a sedere e 78 in piedi. Il deconto dei pesi conduce ad una tara difficilmente inferiore a 9,5 t ed a un carico utile approssimativo di 6,5 t, con un totale minimo di 16 t; su questa cifra dovrebbero essere ammesse le stesse tolleranze che sono ammesse attualmente per gli autobus, in rapporto alle legisla- zioni vigenti che prescrivono un peso massimo di 14 t. Si giunge pertanto, per il veicolo urbano trasporto persone, alla stessa conclusione già raggiunta per gli autoveicoli trasporto merci, e cioè che il peso lordo massimo più conveniente è compreso fra 16 e 17 t. Il dimensionamento dell'impianto motore che deve essere installato è, nel veicolo urbano, legato essen- zialmente all'accelerazione massima che si intende raggiungere, anziché alla potenza necessaria alla velo- cità massima del veicolo stesso. Il diagramma (fìg. 2) dimostra quali siano le accelerazioni teoriche che si possono raggiungere con trasmissione di rendimento unitario e diversi rapporti fra la potenza installata (in kW) e il peso. Da questo diagramma si può dedurre che la potenza minima installata, per il veicolo di cui abbiamo sopra fatto cenno, deve essere superiore a 100 kW netti e cioè oscillare fra 125 e 160 kW lordi. I motori che abbiamo a disposizione o di cui è previsto l'impiego per il prossimo futuro, sono essenzialmente dei motori Diesel, sia per ragioni di economia, sia per il fatto che i motori Diesel possono funzionare con ricchezze relative notevolmente inferiori alle uni- tarie, (cioè ricchezza assoluta inferiore alla stechio- metrica), onde i prodotti della combustione risultano assai poveri in ossido di carbonio. II loro sviluppo avviene lungo le seguenti vie: 1. motore normalmente aspirato con grado di riem- pimento assai elevato e dimensionamento tale da assicurare la potenza richiesta con «Ricchezza re- lativa» (Rr) non superiore a 0,7; 2. motore sovralimentato con uno dei due metodi: 2.1 sovralimentatore trascinato da una turbina a gas di scarico, oppure 2.2 sovralimentatore trascinato dal motore stesso. Per la prima di queste ci si può attendere, di avere a disposizione un motore capace di sviluppare una potenza continua di 125 kW funzionante con Rr mi- nore o uguale a 0,7 con peso inferiore alla tonnellata ed un ingombro pari a quello dei motori attuali. Le prime prove di sovralimentazione con compressore trascinato con turbina a gas di scarico non hanno dato in servizio urbano i risultati attesi, in quanto le turbine del tipo assiale, cioè analoghe a quelle già impiegate per i motori marini e poscia ferroviari, hanno forza- tamente un momento di inerzia polare elevato e perciò tempi di risposta eccessivamente lunghi. L'in- troduzione della turbina centripeta ha migliorato la situazione, ma manca l'esperienza estesa che consenta un'analisi su risultati sicuri, soprattutto se si tiene presente che la sovralimentazione è stata applicata a motori già costruiti, e non a motori espressamente studiati. Comunque, il processo sarebbe stato diverso se si fosse pensato alla sovralimentazione non per aumentare il picco di potenza, ma come un mezzo per diminuire il valore della ricchezza relativa richiesta per il funzionamento continuo. Parallelamente si è sperimentata la sovralimentazione con compressore trascinato dal motore stesso. Per 9