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TOSCANINI
di VITTORIO MAZZONIS
Non sono ancora passati dieci anni dal giorno della sua
scomparsa (16 gennaio 1957), e già è diventato un per-
sonaggio leggendario; anzi, direi che un velo di leggen-
da ha avvolto gli ultimi anni della sua vita: Arturo
Toscanini è entrato vivo nella leggenda.
Il caso è veramente eccezionale, forse unico, perché
bisogna pensare che il maestro non ha creato niente,
non ci ha lasciato niente di suo che possa spiegare
una popolarità così rapida, universale, straripante e,
ciò che più conta, non effìmera ma con radici ben salde
e profonde.
Una spiegazione c'è, e mi sembra anche semplice: To-
scanini, pur senza aver « creato » niente nel senso stret-
to del termine (se non qualche modesta composizione
giovanile, alla quale egli stesso non dava alcuna impor-
tanza), è stato ugualmente un genio, dotato di una spic-
catissima personalità e di una straordinaria carica di
comunicativa, come di rado capita trovare anche nei
geni. La sua vita può esser paragonata all'instancabile
attività di una forza che senza un attimo di tregua ha
sprigionato e trasfuso una massa enorme di volontà
e di arte.
Su di lui si è versato un mare di parole — e nessuno
saprà mai quante a sproposito — che ha contribuito
a formare intorno alla sua persona un'aureola mitica
e leggendaria dalla quale è ora difficile isolare il vero,
autentico Toscanini.
Nella fantasia di molti, il suo nome richiama l'imma-
gine di un essere strav?gante, di un genio bizzarro, irre-
quieto, irascibile, misterioso. È un po' il destino comu-
ne a tutti gli uomini eccezionali, ma per Toscanini sva-
riate circostanze hanno contribuito a creare e a ingi-
gantire in modo particolare questo clima, più apparente
che reale.