Amici rotariani,
quando il nostro Presidente mi ha affidato l'impegnati-
vo incarico di rievocare in questa sede la figura e l'ope-
ra di Antonio Fessia non ho valutato a pieno la diffi-
coltà di tratteggiare in un tempo necessariamente con-
tenuto la multiforme dinamica personalità del collega
— era rotariano dal 1946 — che un implacabile destino
ha voluto stroncare mentre così vive erano ancora in
lui l'ansia della vita, la sete del sapere, la volontà del
creare.
Riassumo rapidamente il suo curriculum che è per se
stesso testimonianza di alto valore e di una superiore
personalità; lo faccio aggiungendo qualche commento
ma senza addentrarmi nei dettagli della sua vasta, polie-
drica opera di creatore, di scienziato, di maestro, alla
cui illustrazione provvederà in altre sedi chi, molto più
esperto di me, potrà lumeggiare l'apporto che la geniali-
tà di Antonio Fessia ha prodigalmente offerto all'evolu-
zione ed al progresso della tecnica automobilistica, delle
sue multiformi espressioni e delle scienze che di essa
costituiscono l'indispensabile supporto.
Di famiglia il cui ceppo era radicato a Borgomasino,
Egli nacque a Torino nel novembre 1901 dove compì
gli studi inferiori e medi conseguendo fra l'altro un ti-
tolo di ragioniere che volentieri ricordava attribuendo ad
esso un particolare indirizzo e rigore dei suoi pensa-
menti tecnico-economici.
Non ancora ventiduenne, nel luglio del 1923 il Politecni-
co lo laureava ingegnere industriale meccanico, natural-
mente a pieni voti.
Compiuto il servizio militare, che lasciava in lui una
notevole impronta e molti tenaci ricordi, nel 1925 faceva
il suo ingresso alla Fiat, in quel mondo del motore e
del veicolo verso il quale, già nel corso degli studi, si era
sentito decisamente attratto e per il quale aveva costrui-
to le solide basi di una vasta e seria preparazione teo-
rico-scientifica.
Il risultato fu una multiforme dinamica attività che
determinò la sua rapida ascesa in quell'« Ufficio progetti
auto » del quale divenne presto il Capo, funzione che
lasciò per assumere, nel 1939, quella di Direttore degli
Uffici Tecnici Centrali Meccanica, carica ricoperta fino
all'uscita dalla Fiat nell'aprile del 1946.
Furono quelli gli anni, fu quella la sede in cui nacquero
a ritmo incalzante le vetture che crearono le premesse
per avviare il nostro paese verso la motorizzazione di
massa. Vetture di impostazione chiara, lineare, conce-
pite per una produzione altamente meccanizzata e quin-
di più economica, ma ricche di innovazioni adatte alla
tormentata configurazione del nostro territorio, alla no-
stra rete viaria (di allora), alla necessità di consumi
limitati, ma al tempo stesso all'esigenza di prestazioni
elevate, già viva nel pubblico, insieme con quello spirito
critico che sempre ha circondato e sempre circonderà
tutto ciò che riguarda l'automobile.
Ed ecco la Fiat 508 « Balilla », prima vettura popolare
italiana, la 1500 a sei cilindri, la « Topolino », mirabile
esempio di miniaturizzazione di una vettura veramente
completa in tutti gli organi tradizionali, la 1100 dalle
successive svariatissime rielaborazioni, i molti veicoli in-
dustriali dai nomi e dalle sigle meno popolari ma indi-
spensabile strumento per la crescente industrializza-
zione del paese.
Tutto ciò Antonio Fessia creò o decisamente concorse
a creare con l'ausilio della sua genialità inventiva, con
la sua capacità di materializzare le idee scaturite da
intuizioni e meditazioni, dal calcolo e dall'esperienza,
dalla collaborazione ed anche dal contrasto, tentando,
IN MEMORIA
DI
ANTONIO
FESSIA
commemorazione letta
dal Prof. Guido Calbianl
Direttore generale della Lancia
al Rotary Club di Torino
il 5 settembre 1968
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