il \ i. seo, la quale, sviluppatasi smisura- tamente nel 1824, in virtù della ces- sione della raccolta Drovetti a Carlo Felice (1824) consigliò il trasloco dell'intero complesso in sede più ac- concia. La scelta cadde sul Palazzo dell'Ac- cademia delle Scienze (1832). Non ri- masero quindi in Via Po (sino al 1880) altro che le epigrafi romane. Il secolo XIX vede il numero dei cultori delle scienze archeologiche, gli austeri e un po' bizzarri « profes- sori d'anticaglie », moltiplicarsi con progressione geometrica. Accanto ai rappresentanti della cultura « uffi- Fra i tesori della raccolta torinese: coppetta vivacemente decorata, bottiglia quadrangolare e contenitore a forma di colomba per essenze profumate. Tutti i « pezzi », in vetro e di età romana, sono stati rinvenuti in Piemonte. In alto a destra. L'Eros dormiente che per molto tempo venne considerato una fatica giovanile del Michelangelo. ciale » si appassionano agli enigmi delle « civiltà sepolte », talvolta na- vigando in un aristocratico dilettan- tismo, pure larghi strati della so- cietà « bene » subalpina. Riportare alla luce le testimonianze dei centri abitati nella remota antichità, sta- bilirne l'esatta ubicazione sulle or- me dei testi latini, diviene una no- bile aspirazione che produce frutti apprezzabili. La vanga ed il piccone si affondano nelle zolle ubertose di Pollenzo, Asti, Susa, Libarna, Aosta, o dell'Agro Torinese. Infine non pos- siamo tacere, ritornando all'epoca di Carlo Felice, l'acquisizione della rac- colta di Luigi Moschini (1828), com- posta di oltre novecento vasi della Magna Grecia, rinvenuti nelle pro- vince del Regno delle due Sicilie, né, nel 1866, del fondo numismatico Lavy (oltre venticinquemila pezzi), né della collezione di vasi etruschi ricuperati da Luciano Bonaparte, (principe di Canino in quel di Vulci) ed infine della raccolta paletnologi- ca Gastaldi entrata a far parte del Museo per merito di Ernesto Schiap- parelli (1895). Altro vi sarebbe ancora da aggiun- gere circa i reperti affiorati durante gli scavi più recenti. Quanto si è det- to però ci sembra comunque baste- vole affinché il lettore intuisca la molteplicità dei problemi che il prof. Carducci si vide costretto ad 13